Università, test a rischio: il governo vuole annullarli

Oggi il ministero decide sulle prove d’ammissione a Medicina. In Puglia intercettati candidati e genitori: un’organizzazione passava le risposte

Università, test a rischio: il governo vuole annullarli

da Bari

L’ombra di manipolazioni illecite sui test d’ammissione all’università è diventata una certezza, almeno secondo gli investigatori di Bari, che hanno documentato i trucchi messi in atto nelle prove compiute nei giorni scorsi nel capoluogo pugliese, ad Ancona e a Chieti. Un’altra tegola, insieme ai sospetti su altre facoltà (Catanzaro e Messina) e agli errori contenuti nei quiz stilati dal ministero, che ora mettono in forte dubbio la regolarità dell’intera prova di ammissione a Medicina. Per oggi è previsto un vertice al termine del quale il ministro Fabio Mussi deciderà se annullare del tutto le prove. Molto probabile sarebbe, in ogni caso, l’annullamento a Catanzaro, dove i plichi con i quiz sono stati aperti prima degli esami.
Intanto a Bari l’inchiesta sui test truccati per l’ammissione alla facoltà di Medicina e Odontoiatria di Bari si allarga: la centrale che sfornava le soluzioni è stata smantellata, ma le indagini sono tutt’altro che concluse. Ora i riflettori degli investigatori sono puntati su numerosi studenti, e i maggiori sospetti per il momento sono concentrati su sedici persone che avrebbero effettivamente utilizzato le risposte fornite dai cosiddetti «gruppi di ascolto»: a breve potrebbero ritrovarsi nel registro degli indagati, che fino a ieri erano sette. Ma non è tutto, perché oltre a loro sono coinvolti anche i genitori di alcuni ragazzi che hanno partecipato alle prove: diversi infatti avrebbero spalleggiato i figli nel disegno criminale per aggirare il numero chiuso: un corso a pagamento che forniva anche le soluzioni ai quiz. «Non vi preoccupate, state tranquilli», ripetevano i genitori anche dopo i sequestri della guardia di finanza. I dettagli dei trucchi venivano messi a punto dai giovani aspiranti universitari, tra cui i figli di alcuni medici, al tavolino di qualche bar pensando così di evitare le intercettazioni telefoniche. Ma i sei investigatori guidati dal sostituto procuratore di Bari Francesca Romana Pirrelli hanno captato le conversazioni grazie a microspie piazzate nei luoghi giusti.
Le indagini, che riguardano anche le prove sostenute ad Ancona e Chieti, sono partite dopo un esposto anonimo arrivato dopo i test dell’anno scorso. Un anno di indagini per individuare gli organizzatori della manipolazione. Tra loro c’era una specie di coordinatore ma anche gli addetti ad acquistare schede telefoniche poi intestate a padri, madri, nonne e nonni, amici, conoscenti, oppure a cittadini extracomunitari. Per non correre rischi era stata fatta anche una simulazione, in particolare erano state provate le comunicazioni e studiati i sistemi per portare in aula cellulari ultrapiatti e minuscoli auricolari. Uno dei concorrenti aveva il compito di dettare le domande alle «centrali operative» allestite nel pronto soccorso ginecologico del Policlinico di Bari e nell’appartamento di una studentessa. I quesiti venivano forniti da uno studente incollato al telefono per circa due ore: parlava a voce bassa, tanto che dall’altra parte a volte gli dicevano di ripetere, come è emerso dalle intercettazioni degli investigatori. Le risposte arrivavano via sms. Euforici alla fine gli studenti: «È andata alla grande», dicevano.


Intanto, uno degli indagati, il professor Maurizio Procaccini, direttore del corso di laurea in odontoiatria di Ancona, ha presentato ricorso al tribunale del riesame contro il sequestro di documenti e conti bancari. Per il suo avvocato, Nunzia Di Ceglia, il docente non conosce nessuna delle persone coinvolte.

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