Usa, sì della Camera al piano Bush per salvare Wall Street dalla crisi

Via libera a 750 miliardi di dollari e a sgravi per 150: Bush firma il piano. Ecco cosa prevede la legge. I listini del Vecchio continente chiudono con il segno positivo a differenza di quelli asiatici. L'euro recupera quota 1,38 contro il dollaro. La crisi spaventa anche il Fondo monetario. E l'Euriborm vola al 5,34%. Tremonti: servono criteri contabili meno suicidi

Usa, sì della Camera al piano Bush 
per salvare Wall Street dalla crisi

Milano - La Camera dei rappresentanti Usa ha dato il via libera al superpiano da 700 miliardi di dollari (più sgravi per 150 miliardi), per arginare la crisi dei mutui: è stato approvato con 263 voti a favore e 171 contrari. La maggioranza necessaria era di 218 voti. Gli Stati Uniti rispondono così alla crisi dei mutui subprime, ai fallimenti di banche finanziarie e ai terremoti di borsa che rischiavano di portare l'economia americana sull'orlo del tracollo. Il sofferto via libera di Capitol Hill è arrivato dopo che una prima versione del piano era stata bocciata a sorpresa lunedì dalla stessa Camera. Mercoledì sera, ad ampia maggioranza, il Senato aveva dato il via libera ad una nuova versione del piano Paulson, al quale erano stati aggiunti sgravi fiscali per un valore di 150 miliardi di dollari, per conquistare l'appoggio dei deputati più riluttanti.

Bush firma subito il piano Il presidente Bush aveva promesso che avrebbe firmato il piano in legge prima possibile dopo l'approvazione del Congresso. E' stato di parola. Il pacchetto legislativo è giunto alla Casa Bianca pochi minuti dopo essere stato approvato dalla Camera e dopo avere ricevuto la firma della speaker, Nancy Pelosi. Il documento è stato trasportato d'urgenza dal Congresso alla Casa Bianca, una distanza di poche centinaia di metri, dove il presidente Bush era già pronto per apporre la sua firma al provvedimento senza precedenti

"L'impatto sull'economia non sarà immediato" Il presidente George W. Bush ha detto che "ci vorrà del tempo" prima che la legislazione approvata possa avere pieno impatto sull'economia americana. Poi si è congratulato con il Congresso e col Tesoro per le "azioni audaci" intraprese col piano appena approvato "per aiutare l' economia americana a sopravvivere alla tempesta finanziaria". "Abbiamo mostrato al mondo che gli Stati Uniti stabilizzeranno i nostri mercati finanziari e manterranno un ruolo di leader nell'economia globale".

Paulson: "Agiremo rapidamente" Il Tesoro "agirà rapidamente" nell'ambito del piano di salvataggio, ha detto il segretario al Tesoro, Henry Paulson, che si dice "grato" del via libera ottenuto. "Il Tesoro -  ha affermato - delineerà i dettagli nei prossimi giorni".
Anche il presidente della Fed Ben Bernanke plaude al via libera del piano salva-finanza da parte della Camera. Il progetto approvato dimostra "l'impegno del governo a supporto" dell'economia e dei mercati. "Continueremo a utilizzare gli strumenti a nostra disposizione per mitigare lo stress e per sostenere l'economia".

Apprensione e fiducia Sono i due stati d'animo che si sono alternati nelle borse di tutto il mondo. Ma se in Asia la chiusura è stata negativa, sulla scia del tonfo di Wall Street, l'Europa ha guardato con un certo ottimismo agli Stati Uniti per il piano di salvataggio da 700 miliardi di dollari a sostegno dell'intero sistema finanziario. In generale però sui mercati pesano i timori che il maxi intervento negli Usa possa non essere sufficiente a rilanciare la crescita e ad evitare la recessione. 

Mercati europei Chiudono positive le borse europee sulla scia di Wall Street. I mercati guardano anche con favore all’acquisizione di Wachovia da parte di Wells Fargo. A Londra l’indice Ftse 100 cresce del 2,26% a 4.980 punti. A Francoforte il Dax guadagna il 2,41% a 5.797 punti. A Parigi il Cac 40 sale del 2,96% a 4.080,75 punti. A Milano il Mibtel avanza dell’1,82% a 19.591 punti, con Unicredit a +9,5%. Rimbalzano le banche, che beneficiano dell’acquisizione di Aachovia da parte di Wells Fargo. In rosso Fiat dopo che l’ad Sergio Marchionne, pur confermando i target 2009, ha ammesso la possibilità di un ritocco se la crisi dei mercati continuerà.

Tassi interbancari ai massimi: Euribor al 5,34% Nonostante i cambiamenti di rotta segnalati ieri dalla Banca centrale europea, che ha lasciato intuire ai mercati prossime possibili riduzioni sui tassi di interesse, i tassi del circuito interbancario continuano a muoversi nella direzione opposta: al rialzo. Non sono minimamente venute meno la tensioni e la forte diffidenza reciproca tra banche sul vedersi restituire i prestiti che si concedono a vicenda, e così chiedono interessi sempre più elevati. Oggi l’indice Euribor sui prestiti a tre mesi ha segnato un nuovo aumento, toccando quasi il 5,34%. Era dalla fine del 2000 che non superava il 5% e ha delle dirette ricadute negative per milioni di persone, perché viene usato come riferimento per le rate dei mutui a tasso variabile.

Interventi della Bce inutili Questi incrementi sono proseguiti nonostante le massicce immissioni di liquidità supplementari effettuate nelle ultimissime settimane dalla Bce, così come dalla maggiori Banche centrali mondiali. Gli istituti possono infatti tentare di alleviare le tensioni del circuito interbancario aumentando i prestiti che essi stessi erogano alla banche commerciali, usando come riferimento i tassi di interesse ufficiali. Oggi però la Bce ha deciso di procedere al drenaggio di 220 miliardi di euro, per ristabilire più equilibrio nel sistema dopo gli interventi dei giorni passati. Contemporaneamente la Bce, nell’ambito della manovre concordate con la Fed americana e le altre Banche centrali, ha immesso altri prestiti in dollari, per 50 miliardi, valuta su cui nei giorni scorsi si erano create le maggiori tensioni. Ancora una volta si sono però rivelati inferiori alle richieste delle banche, che complessivamente hanno raggiunto 82,9 miliardi. Oggi l’Eurobor a tre mesi - calcolato dall’Associazione delle banche europee - ha raggiunto il 3,339%, quasi un punto base in più rispetto al 3,330% registrato ieri. Venerdì scorso era al 5,142%. Sempre oggi sono anche aumentate le tensioni sui prestiti interbancari in dollari effettuate in Europa, che vengono invece monitorate dall’indice Libor dell’associazione delle banche britanniche: sempre a tre mesi è salito al 4,3337%, a fronte del 4,2075% segnato ieri.

I tassi in dollari Nel frattempo sono invece ulteriormente attenuate le tensioni sui tassi a termine più breve in dollari: il Libor sui prestiti a restituzione il giorno successivo (overnight) è calato all’1,99%, martedì scorso aveva segnato un picco storico al 6,88%. Il picco di martedì aveva seguito il tracollo da record di Wall Street, nella seduta precedente dopo la bocciatura da parte della Camera dei deputati Usa sul piano di salvataggi per banche e finanza voluto dalla Casa Bianca. Mercoledì scorso il Senato ha invece ratificato il piano, ma ora la tensione risale nell’attesa di una nuova pronuncia dei deputati. Lunedì scorso era atteso un voto positivo, che poi non è giunto. Ieri, il presidente della Camera Nancy Pelosi si era detta «ottimista» sull'approvazione della nuova versione della legge.

Il tonfo asiatico Le Borse asiatiche registrano nuovi decisi cali sul timore che il piano Paulson non riuscirà in realtà a contenere il contagio della crisi finanziaria all’economia reale, e le nuove incertezze per la tenuta della domanda. I titoli più penalizzati sono stati quelli del comparto auto, dove Toyota ha segnato un calo del 6%, e quelli delle materie prime, con Rio Tinto in frenata del 4,7%. Sul fronte congiunturale, nuove apprensioni sono giunte infatti dal dato americano sugli ordini industriali, risultato in calo ad agosto del 4% e peggio delle attese. Vendite decise si sono registrate anche sui finanziari, con il maggior gruppo giapponese nel leasing, Orix, in calo dell’8,1% e China Construction Bank in flessione del 3,8%. Corrono intanto i tassi interbancari, segnando a Singapore nuovi massimi dall’11 gennaio di quest’anno (11 punti base oltre il tasso trimestrale in dollari del 4,27%). Il tasso interbancario di Hong Kong è invece salito di 15 punti base al 3,81%, ai maggiori livelli dallo scorso 10 dicembre.

Le difficoltà di finanziamento ostacolano l’attività quotidiana di alcune società e in Giappone da inizio anno già dieci società immobiliari quotate sono finite in bancarotta da inizio anno a causa per le difficoltà di ricorrere ai finanziamenti bancari.

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