Gli Usa tornano ai livelli pre-crisi, ma non basta

Sotto il profilo puramente numerico, i segni della Grande recessione non ci sono più: il Pil Usa sfiora i 13.400 miliardi di dollari ed è tornato sopra i livelli pre-crisi grazie a una crescita del 2,9% nel 2010 (-2,6% l’anno prima). Eppure, come ha ricordato Obama ai 50 milioni di americani che mercoledì scorso hanno seguito il suo discorso sullo stato dell’Unione, molta strada resta ancora da fare.
L’economia, infatti, «tira», ma non ancora abbastanza. Non basta un ritmo di sviluppo come quello del quarto trimestre 2010 (+3,2%, inferiore alle attese) per aggredire la disoccupazione. Anche se lo scorso anno sono stati creati oltre un milione di posti di lavoro, circa 15 milioni di persone sono ancora a spasso: per loro, la crisi non è finita.
C’è poi l’incognita su quale passo gli Usa terranno quest’anno. A sentir la Fed, che qualche giorno fa ha parlato di «ripresa deludente», il 2011 non sarà esaltante. Ben Bernanke gioca così in difesa: quasi sicuramente, i tassi non si muoveranno da quota zero e le misure di stimolo monetario saranno portate fino in fondo. Senza tener conto di variabili esogene (per esempio, la crisi in Egitto che ha ieri provocato un calo a Wall Street), fondamentale sarà l’andamento dei consumi privati: nell’ultimo quarto del 2010 l’aumento è stato del 4,4%, l’incremento più robusto da inizio 2006. Tra gennaio e marzo, si raccoglieranno i benefici degli sgravi fiscali, poi si vedrà. Un altro interrogativo riguarda la capacità di mantenere in attivo la bilancia commerciale dopo il surplus isolato dell’ultimo trimestre 2010 (le esportazioni nette hanno contribuito al Pil per il 3,44%).
Ma il pericolo maggiore è un altro, cioè una crisi del debito. Gli Usa non stanno facendo nulla per risanare conti squilibratissimi: quest’anno il deficit toccherà i 1.500 miliardi, il 9,8% del Pil.

E Moody’s non esclude infatti che, proprio in ragione dell’«insostenibile situazione fiscale» (parole del ministro Timothy Geithner), stanno crescendo i rischi per la tripla A degli States. «Sono aumentate le probabilità di un outlook negativo sul rating nei prossimi due anni», dice l’agenzia. L’outlook negativo apre la porta, da prassi, a uno sforbiciata del grado di merito. L’America è avvertita.

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