da Istanbul
Va a ruba. I negozi e le bancarelle sull'Istiklal Caddesi, uno dei principali viali commerciali di Istanbul, sono rimasti per primi senza parole. Non è l'ultima moda lanciata da un calciatore del Galatasaray o del Fenerbahce. A Istanbul adesso i giovani prendono come modello un assassino. Il cappellino in lana a coste bianco, indossato dal killer di Hrant Dink, è diventato un oggetto di culto. Un segnale inquietante, segnalato da un articolo pubblicato dal quotidiano Milliyet.
Le vendite del berretto uguale a quello di Ogün Samast, che ha freddato Dink nel centro di Istanbul poco più di una settimana fa, sono quadruplicate da sabato scorso, quando il Dipartimento di sicurezza diffuse le immagini dell'assassino, che era stato ripreso davanti al luogo del delitto grazie alla telecamera di una banca. Secondo quanto raccolto dai giornalisti di Milliyet, i clienti sono giovanissimi. Entrano nei negozi e chiedono senza remore un berretto come quello dell'assassino di Hrant Dink. Se qualcuno gli domanda: «Chi è l'assassino di Hrant Dink?» rispondono «la moltitudine».
Replica che ha lasciato senza parole persino i dirigenti dei partiti ultranazionalisti. Muhsin Yazicioglu, segretario generale del Bbp, il Partito della Grande unità nazionale, che rappresenta l'estrema destra turca di stampo laico, ha dichiarato: «Ormai siamo dei moderati. Questi giovani sono più radicali di noi».
E se a Istanbul si mettono in testa nuovi e deplorevoli simboli di odio, a Trebisonda le teste cadono. La cittadina sul Mar Nero ieri è stata scossa da un terremoto, visto che in un colpo solo sono stati destituiti il governatore della Regione, Hüseyn Yavuzdemir, e il capo della Polizia Ressat Altay. La motivazione è quella di non essere stati in grado di monitorare i gruppi ultranazionalisti e islamici da cui provenivano sia Ogun Samast, sia Ouzan Akdil, che il 5 febbraio 2006 uccise don Andrea Santoro. «Abbiamo impiegato mezz'ora a identificare il killer di Hrant Dink e a comunicare la sua identità al Dipartimento di Sicurezza di Istanbul. Siamo stati noi a catturarlo prima che riuscisse a scappare, abbiamo ricevuto un trattamento ingiusto e disumano» ha detto un Resat Altay palesemente irritato dalla decisione. Altay aveva iniziato la sua missione come capo della Polizia di Trebisonda lo scorso 15 maggio, quando, nell'edificio di fianco si apriva il processo contro l'omicida di don Santoro.
Più rassegnata la reazione di Hüseyn Yavuzdemir. «Non sono arrabbiato con il governo - ha detto -. Il Consiglio dei ministri può nominare i governatori come rimuoverli. Conosco il motivo di questa disposizione e posso dire che lascio Trebisonda con animo sereno». I giornali turchi hanno insinuato, non ha torto, che la motivazione della destituzione Yavuzdemir stia in questa sua dichiarazione di lunedì scorso: «Possiamo parlare di sentimento nazionalista, ma non di gruppo organizzato», aveva detto cercando di fare passare la tesi del gesto isolato, come avvenuto per il caso di don Santoro. Parole giunte a 48 ore dalla rivendicazione delle Brigate della Vendetta turca, che con una mail inviata al settimanale Agos, diretto per 11 anni da Hrant Dink, si erano dichiarate responsabili sia dell'assassinio del giornalista armeno, sia del prete italiano e minacciavano di fare saltare in aria anche la redazione del settimanale.
Intanto ieri la polizia ha arrestato altri due giovani. Erhan Tuncel, uno studente vicino a un gruppo ultra-nazionalistico attivo a Trebisonda, è stato accusato d'istigazione all'omicidio e di aver partecipato all'organizzazione del crimine. Il secondo, Muharrem Sait K., 17 anni, che avrebbe inviato a Samast le sue congratulazioni per l'omicidio di Dink, è stato messo agli arresti dopo che il giudice ha ascoltato la sua deposizione.
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