«Vabbè ho perso, ma tornerei a Cuba»

Passerà nel Guinness dei primati come l’unico candidato sindaco al mondo, che non ha votato né al primo turno, né al ballottaggio. «È completamente pazzo», direte voi... no, ha fatto una scelta di cui continua a essere convinto anche se la sconfitta - resa ancora più bruciante dai soli 320 voti di differenza - è arrivata. Lui è Stefano Dornetti, candidato della Lega a sindaco di San Giuliano Milanese (48,90% di voti contro il 51,10% di Luigina Greco) in trasferta a Cuba proprio il giorno delle elezioni. Il 6 giugno, infatti, invece di recarsi alle urne per dare l’esempio ai suoi concittadini e dare un primo voto a se stesso, ha fatto una scelta per la vita. È andato in chiesa e ha pronunciato il fatidico sì. «Lasciamo da parte la politica in questo giorno» scriveva sul suo blog. Dopodiché è partito per i Caraibi senza nemmeno informarsi sui dati delle affluenze. Ha preso la valigia e si è diretto all’aeroporto. «Sono scaramantico...», diceva.
Ieri la scena si è ripetuta: nell’ultimo giorno utile per dare un voto, che mai si sarebbe potuto rivelare più utile, Dornetti è atterrato a Malpensa. Con nove ore di ritardo quando ormai il seggio era chiuso, ma tant’è. Non si scompone minimamente, non fa nemmeno finta di prendersela con le compagnie aeree e i disservizi, la sua voce tranquilla non tradisce un filo di nervosismo. Al primo turno non ha votato per scaramanzia, avrebbe votato al secondo? «Sì certo, solo che l’aereo ha accumulato nove ore di ritardo, e non ce l’ho fatta. Altrimenti avrei votato: al ballottaggio bisogna vincere». Evidentemente il sindaco ama il brivido, vuoi mettere una bella scarica di adrenalina e l’incertezza: chissà se arriverò in tempo? Una bella idea quella di prenotare il volo di rientro l’ultimo giorno del ballottaggio... «Eh forse sì, sono stato imprudente» risponde con l’amaro in bocca. Si aspettava di perdere? «Certo che spiace, per soli 320 voti, la partita era tutta da giocare». Com’è andata la luna di miele? «Molto bene». Continua a essere convinto della sua scelta? «Sì, come avevo detto il giorno delle elezioni ho dato la precedenza alla famiglia, che per me è una priorità. I miei elettori apprezzeranno la mia coerenza: io ho basato la mia campagna elettorale sulla famiglia». Nessun rimpianto quindi? «No assolutamente, anzi io vado fiero della mia scelta».
Aveva detto che lasciare la campagna elettorale al ballottaggio nelle mani della propria squadra era un segno di fiducia, che gli elettori avrebbero apprezzato. «Un sindaco deve imparare a delegare». Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio recita un detto popolare... Mentre Dornetti era impegnato nella luna di miele a Cuba, tra doposole, mojito e discussioni sul rispetto dei diritti umani nel regno dei Castro con la sua novella sposa, il coordinatore Pdl a San Giuliano, Corrado Biondino, viene sorpreso in un parcheggio mentre si azzuffa con il sindaco uscente Marco Toni. Tra schieramenti opposti non corre buon sangue? Il bilancio è di tre feriti.
Ha sentito cosa ha combinato la sua squadra di fiducia? Che ne pensa? «Sì, mi hanno raccontato, ma voglio sentire le due campane, vedremo subito di smorzare i toni, è normale che siano tesi». Non teme che quando arriverà a San Giuliano tutto abbronzato e rilassato, prenderà anche lei un pugno in faccia? «Può darsi...».

In realtà nessuno sembra avere infierito sulla sconfitta di Dornetti, arrivato a San Giuliano «“poco abbronzato”, come mi hanno detto al comitato», stordito dal fuso orario e con un solo pensiero martellante in tesa: «Per soli 320 voti...».

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