Salvatela dalle grinfie del lettino. Dai pigri che, al mare, devono dormire lunghi distesi. Da quelli che la tela è troppo ruvida, e la schiena si spezza. La sdraio è così: difetti da amare, nostalgia da spiaggia, righe colorate o tinta unita, un giornale da sfogliare e un panama da appendere. Sapore di anni Sessanta, gli italiani scoprono le vacanze e il mare, il relax e gli ombrelloni.
Oggi la sdraio rischia l’estinzione. Non c’è gara col lettino. Allora la salvi chi può: è l’appello che arriva da Lerici, Golfo dei poeti. Marco Buticchi, scrittore e proprietario del «Lido», ha intrapreso un’avventura adatta agli scogli e alle spiagge di cui si innamorarono Byron e Shelley. Poco più in là, a Tellaro, si era rifugiato Mario Soldati. E salvare la sdraio è impresa romantica: perché è poesia della vacanza, è l’anima che si è persa fra abbronzanti, spruzzini e lettini superaccessoriati.
"Voglio riproporre la sdraio e amo consigliarla ai clienti - ha raccontato Buticchi, figlio dell’ex presidente del Milan Albino, al Secolo XIX - è una tradizione del nostro passato e, per chi vuole abbronzarsi leggendo un buon libro, resta la soluzione migliore". Per salvare l’amata sdraio si può anche perdere qualche spicciolo, perfino in Liguria: il lettino costa fino a 10 euro, una sdraio la metà. Ora ci sono stabilimenti che, nel pacchetto ombrellone, obbligano a scegliere almeno una sdraio.
Anche perché i lettini sono più ingombranti.Lo slogan da spiaggia è un po’ malinconico, ma funziona. Sulla sdraio spendi meno e ricordi i bei tempi andati. Dormi male, ma fai anche un po’ di addominali, nel frattempo. È scomoda, sì. Ma tanto chic.
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