«Vado a prendere Maria» E per gli inquirenti diventa uno spacciatore

Una telefonata rovina la vita. Lo sa bene Melchiorre Maganuco che per alcune innocenti frasi pronunciate in altrettanto innocenti telefonate è finito nei guai giudiziari. Tutto comincia quando i carabinieri di Gela, indagando su un traffico di droga, intercettano una telefonata che G.M., un presunto spacciatore, fa a Melchiorre. Gli chiede il numero di telefono di S.G., considerato un personaggio di spicco dell’organizzazione. Il ragazzo lavora nelle discoteche, fa il deejay, il pr e organizza serate nei locali. Insomma conosce tanta gente e quindi conoscere anche, sfortuna sua, i due sospetti. Si limita a fornire un numero di telefono dell’abitazione di uno dei due, il che significa che così bene non lo conosce altrimenti passerebbe il cellulare. Da quel momento, però, le sue parole al telefono sono ascoltate con attenzione e considerate equivoche. Che cosa diceva in quelle telefonate? «Vengo, prima passo a prendere Maria». Si riferisce a un’amica che si chiama Maria, ma chi intercetta la conversazione si convince che stia parlando di marijuana. E altre amenità di questo genere. Così Melchiorre viene arrestato e sconta due anni di custodia cautelare in attesa del processo.

Prima nel carcere Malaspina di Caltanissetta, dove è entrato il 6 giugno 2001, poi ad Agrigento, da cui è uscito soltanto il 13 maggio 2003. Assolto da ogni accusa. Ha chiesto un risarcimento allo Stato: 516mila euro che non gli sono stati mai riconosciuti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica