Milano - Calata in un inferno di nome David (David Villa e David Silva, gli autori dei gol del Valencia) l’Inter si ritrova a far di conto con le solite turbative: una Champions da raddrizzare, Adriano da rimettere in riga, qualche infortunato eccellente nei momenti che contano. Seppur sotto traccia, riaffiora il timore che anche l’Inter di quest’anno venga classificata di serie B. Moratti lo ha fatto sapere senza mezzi termini: «Questa specie di confronto desiderato per cercare di dimostrare che il campionato è da ridere, non lo trovo corretto. Prima si fanno trenta punti in più in campionato, poi si dice che è da ridere». Facendo due conti, l’ovvio destinatario della reprimenda è il Milan o chi parla per suo conto.
Il pareggio di San Siro è stato il risveglio non proprio dolce dalla luna di miele con il pallone, in una stagione dove gli angeli scampanellano sulla testa dell’Inter e l’unico diavolo continua ad essere Adriano. Oltre al Milan, naturalmente. L’ultima decisione di Mancini, circa l’impiego del brasiliano, è figlia dell’ennesima stupidata: una nottata tira l’altra, non è bastata la festa di compleanno per soddisfare le voglie del giocatore. Mancini se n’è accorto in allenamento, anche se da qualche settimana aveva capito che la clausura di Adriano era già finita. Non ha sopportato, lo ha provato fino all’ultimo, poi ha preferito la classe e la serietà di Crespo. E dopo la partita ha bollato l’idea con una sorta di ferro rovente: «Adriano non stava benissimo fisicamente e non era in grado di giocare una partita intera». Mercoledì notte il brasiliano è scappato subito da San Siro. Moratti, solitamente paternalistico, stavolta ha dato tutte le ragioni all’allenatore: «Non sono stato stupito dalla valutazione. Mancini ha scelto il giocatore che vedeva più in forma, che si era allenato meglio e che ha fatto benissimo». Fine delle discussioni: da qui alla prossima resurrezione con gol del brasiliano.
L’Inter ha altro cui pensare, fanno intendere il patron, i risultati, i problemi degli infortunati. «Il risultato non è ottimo, però la squadra ha fatto molto bene. Ho molta fiducia perché ha giocato un primo tempo ottimo nel quale dovevamo segnare più gol», ha spiegato il presidente mettendosi in scia a Mancini, così sicuro di farcela al ritorno. «Il primo tempo ha fatto intendere qualcosa, ora servirà il turn over», ha concluso Moratti che ha sviato chi voleva mettere in croce Julio Cesar per il torpore mostrato sulla punizione-gol calciata da Villa. «Quella punizione è stata qualcosa di speciale: troppo facile dargli la colpa. Era un tiro non da poco. Lo avesse parato, sarebbe stato un intervento non da poco...».
Certo, dopo le imprese da Guinness è arrivato il tempo dei duebbi e della sofferenza: psicologica e fisica. Anche la difesa ha scricchiolato. Da qui al ritorno di Champions (6 marzo) sarà tutto un interrogarsi sulle possibilità e sullo stato di salute nerazzurro. Ieri Vieira è stato visitato a Lione dal professor Ferret, il fisiatra che ha curato Dacourt. Confermati i tempi lunghi del recupero.
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