Giovanni Zamagni
da Urbino
Apparentemente era una laurea come tante altre, con un ragazzo di 26 anni pronto a diventare Dottore, con mamma, papà e perfino i quattro nonni un po' emozionati in prima fila in aula magna, in attesa del grande evento. Ma, questa volta, per laurearsi il candidato non ha passato cinque anni sui libri, ma ha dovuto vincere sei titoli iridati e diventare l'icona mondiale del motociclismo. Per questo, «per la sua innata capacità comunicativa, la costruzione di vere e proprie "scenette" ad uso e consumo dei media», l'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo ha deciso di conferire a Valentino Rossi la laurea specialistica honoris causa in «Comunicazione e pubblicità per le organizzazioni». Così, per una volta, il sacro luogo dell'aula magna di una delle più prestigiose università italiane è stato «profanato» da centinaia e centinaia di studenti trasformatisi per una volta in tifosi.
«Sono emozionato - ha iniziato il suo discorso Valentino, perfettamente a suo agio in un'aula magna universitaria come quando è in sella alla sua Yamaha -. Come sto con la tunica e il cappello da dottore? Questa laurea mi rende felicissimo e, soprattutto, fa contenta mia mamma, che ormai aveva perso ogni speranza... Ho molta efficacia nella comunicazione, anche perché ho avuto una carriera fortunata e ho raggiunto risultati e obiettivi importanti. Penso che chi vince ha più credibilità di chi arriva ottavo e i risultati ottenuti mi hanno dato la possibilità di esprimermi spontaneamente. Certo, è importante anche quello che si dice e io in tutti questi anni ho cercato di essere il più sincero possibile, utilizzando un linguaggio facile per farmi capire da tutti. Per riuscirci, ho scelto anche dei simboli, come il giallo, un colore solare e simpatico, e il numero 46, quello che aveva il Grazia (Valentino chiama così papà Graziano, ndr) quando vinse la sua prima gara mondiale. Sono diventati simboli abbinati a qualcosa di positivo e vincente. E ho cercato di comunicare anche con il casco, perché in testa a un pilota lo noti immediatamente. Da una parte c'è il sole, che rappresenta la spontaneità e la contentezza che ho nella vita normale, dall'altra la luna, il lato un pochino più oscuro di quando corro in moto».
Mentre Valentino parla, i mille e più appassionati che affollano l'aula magna lo ascoltano in silenzio, poi applaudono, urlano, si commuovono, si esaltano alle parole del campione e capisci che, in effetti, se c'è uno sportivo che merita una laurea del genere, questo è solo Valentino Rossi. Lo sanno anche quei pochi studenti che espongono un cartello di protesta, contro l'università, però, non certo contro il fenomeno. «Complimenti campione!!! 46 volte vergogna a scienza delle comunicazioni» si legge su uno striscione immediatamente rimosso, che non rovina minimamente la festa.
«Nella mia posizione - chiude Valentino - c'è il grande rischio di sovraesposizione e dopo un po' la gente si stanca di vedermi in tv. Anche per questo frequento poco i programmi tv e ce ne sono pochi che mi divertono veramente».
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