Giovanni Zamagni
da Montmelò
Ormai sembra imbattibile. All'inizio della stagione, perlomeno, c'era l'incertezza di una Yamaha inferiore alla Honda, ma adesso che la M1 è all'altezza, o quasi, della RC211V la vittoria di Valentino Rossi è quasi scontata. E la dinamica è più o meno sempre la stessa, già vista settimana scorsa al Mugello e ancora prima a Le Mans: a due, tre giri dalla fine Valentino si porta al comando, fa un paio di passaggi sotto il primato della pista e vince in scioltezza, senza lasciare all'occasionale avversario nemmeno la speranza di provarci. Una superiorità schiacciante e per certi versi imbarazzante, e il campionato che era annunciato come il più bello ed equilibrato di sempre, si sta trasformando in una passerella trionfale per il fenomeno di Tavullia, che a Barcellona ha vinto il suo quinto GP su sei disputati.
«All'inizio - racconta Rossi - erano tutti molto aggressivi, spingevano come matti ed è stato anche divertente, perché ci sono stati dei bei sorpassi con Gibernau, Melandri e Barros. Quando sono andato al comando, ho provato ad andare via, ma Sete andava veramente molto forte, mi ha ripreso subito e mi ha passato. A un certo punto ho anche temuto di non riuscire a riprenderlo e ho dovuto fare la lingua lunga per non farlo scappare. Poi, anche lui ha iniziato ad avere problemi di gomme, la mia moto andava bene e sono ritornato al comando, che ho mantenuto fino alla fine con tre giri capolavoro».
Valentino non ha paura ad ammettere che la sua Yamaha è veramente competitiva. «Ho sempre detto che per vincere ci vuole anche la moto e la M1 adesso va bene».
Al suo fianco, Sete Gibernau è moralmente a pezzi, perché anche questa volta non gli è stato sufficiente andare fortissimo per battere il rivale.
«Ho avuto problemi con la parte sinistra della gomma», ha abbozzato una giustificazione poco credibile, smentita dall'ottimo tempo realizzato da Sete a due passaggi dalla fine. La verità è che Rossi è decisamente più forte. Come conferma anche Marco Melandri, autore di un'altra bella gara e sempre secondo in classifica generale.
«Rossi - è l'analisi del terzo classificato - ha una forza psicologica pazzesca. Sa di essere il migliore e per questo vince. Non è mai stato in forma come adesso e gli altri ne risentono». Un problema di Gibernau, però, perché Melandri dice di non pensare al titolo. «Il mondiale è un affare tra Rossi e Valentino - afferma nel più classico dei lapsus freudiani, dicendo Rossi anziché Gibernau -, mentre io ho ancora molto da imparare». Eppure Marco è, dopo Valentino, il più regolare, con tre terzi e tre quarti posti all'attivo. Non si può dire altrettanto di Max Biaggi che ha chiuso solo sesto, dietro anche a Barros e al compagno di squadra Hayden.
«Abbiamo cercato di migliorare la moto in frenata - è la sua scusa - peggiorando tutto il resto. Nel 2004 in questo periodo avevo già ricevuto una evoluzione di motore, mentre quest'anno sembra tutto fermo». Il risultato di Gibernau, ma anche quello di Melandri, dicono però che il problema non è la moto, certamente competitiva, quanto la messa a punto. E nella MotoGP se non riesci a sistemare la moto fai una fatica bestiale.
Registriamo, infine, per dovere di cronaca che nel concitato dopocorsa la polizia spagnola ha usato maniere un po forti per contenere i fan entrati in pista. Sono volati spintoni e qualche manganellata: fra i malcapitati anche Arianna, la fidanzata di Valentino.
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