Lucchetto segato e giovani che hanno bigiato la scuola che corrono liberi in uno dei più grandi sperperi di denaro pubblico della storia recente di Genova. È così che gli attivisti della Lega Nord hanno trovato Forte Begato quando, ieri mattina, si sono presentati sulle alture della città con lintento dimostrativo di ripulirne le mura esterne e dimostrare come la struttura potesse servire almeno per ospitare gli immigrati in arrivo dal sud Italia. Pensavano di dover rimanere fuori, invece, con le loro pettorine gialle ricordo delle ronde del ponente cittadino, hanno superato il ponte levatoio e varcato il portone daccesso guidati da Stefano Garassino, promotore delliniziativa del Carroccio, dal consigliere regionale Edoardo Rixi e dal capogruppo in consiglio comunale Alessio Piana.
Dentro, oltre al gruppo di adolescenti in libera uscita dalla scuola, uno spettacolo desolante con sentieri sconnessi e impianti elettrici completamente devastati: metri e metri di fili elettrici e tubi in plastica abbandonati dai quali sono stati estratti i cavi di rame. Tempo di un breve giro di perlustrazione ed ecco arrivare gli addetti dellIren che si occupano di effettuare sopralluoghi per il controllo della zona. Non sono per nulla sorpresi nel trovare il cancello aperto, tantomeno la gente dentro. Gli stupisce il fatto che ci siano un manipolo di volenterosi pronti a pulire linterno del Begato: «Spesso quando arriviamo troviamo rumeni che entrano per rubare il rame o per dormire dentro le stanze del forte. Siamo già stati minacciati con dei coltelli - raccontano gli addetti -. Ci è già capitato di avvisare polizia e carabinieri. Le forze dellordine intervengono ma questo edificio è talmente grande che questa gente scappa con facilità, ci vorrebbe lesercito».
Gli addetti Iren sollecitano al gruppo di uscire dallarea, giusto il tempo per una sbirciata allinterno delledificio dove qualsiasi cosa è stata vandalizzata: porte divelte, vetri delle finestre spaccati, i sanitari dei bagni ridotti in polvere, persino i condizionatori divelti dal muro e pareti annerite da fuochi improvvisati e cocci di bottiglie di vetro sparpagliati sul pavimento qua e là. Spettacolo desolante pensando ai miliardi di euro spesi a metà degli anni novanta per mettere a nuovo il forte che avrebbe dovuto ospitare ristoranti, bar, un maneggio, campi sportivi e un centro congressi.
Lavori finiti e spazi chiusi dati in pasto a vandali e ladri. «Oggi andiamo a cercare edifici allinterno dei quartieri quando per dare accoglienza ai profughi si potrebbe ripristinare almeno una parte del forte e chiedere ai tunisini di impegnarsi in lavori socialmente utili nella pulizia e nel ripristino di questa o di altre aree degradate come il parco del Perlato» spiega Edoardo Rixi. Mentre Alessio Piana ricorda «le gravi responsabilità che il Comune di Genova ha» nellabbandono di forte Begato; larea è di proprietà demaniale e comunale: «Ovvio che il Ministero della Difesa non sappia nemmeno di cosa parliamo, ci chiediamo ancora una volta il perché di un abbandono del genere da parte di palazzo Tursi». La prestanza, la posizione, gli spazi e il panorama che si hanno da lassù lo dovrebbero rendere un luogo di attrazione non solo per i genovesi ma anche per i turisti, invece la condizione è disarmante.
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