Varese, 100 anni di calcio a basket city

Un 3-0 ieri ad Alessandria per restare in piena zona playoff di prima divisione e soprattutto per poter festeggiare nel migliore dei modi i cent’anni di vita. Varese si concede un giorno di gloria per festeggiare il football nella città del basket. Com’è difficile la vita del pallone in provincia, se gli scudetti li porta a casa una corazzata come l’Ignis (e i suoi eredi) o addirittura l’hockey su ghiaccio... Eppure il vecchio Varese è ancora qui, alla fine di cent’anni di storia passati più attraverso retrocessioni, delusioni e persino un fallimento (nel 2005), piuttosto che momenti trionfali.
Una storia nata il 22 marzo del 1910 con l’allora Varese Football Club, ma decollata solo 54 anni più tardi, quando una coppia tecnica che fece grande il Milan negli anni Cinquanta (Toni Busini direttore tecnico ed Ettore Puricelli allenatore) portò finalmente i biancorossi in serie A dopo tanti assalti andati a vuoto. Era l’epoca d’oro della pallacanestro varesina e del suo presidente magnate, Giovanni Borghi, il “Cumenda”, uno di quei personaggi di cui lo sport avrebbe ancora tanto bisogno oggi. Borghi, oltre al basket, con la sua Ignis sponsorizzò il ciclismo (Maspes e Baldini, Bahamontes e Poblet) e la boxe (Mazzinghi e Loi), ma guidò anche il Varese calcio nel suo periodo migliore in serie A, tra il ’65 e il ’75, passando anche la poltrona di presidente al figlio Guido.
In quegli anni il Varese concentrò le sue sette apparizioni in serie A, arrivando al suo miglior piazzamento nel ’67-68 con un 8° posto conquistato con Bruno Arcari in panchina, in una stagione in cui chiuse il girone d’andata addirittura al secondo posto a due punti dal Milan campione d’inverno. Era il Varese di Pietro Maroso e Riccardo Sogliano, di Armando Picchi libero e Pietro Anastasi centravanti, una squadra che si permise il lusso di battere 5-0 persino la Juventus con una fantastica tripletta di Pietruzzo che infatti l’anno dopo si ritrovò a Torino in bianconero.
D’altra parte a Varese sono passate tante grandi firme del calcio. Franco Ossola partì da qui per la grande e sfortunata avventura del Grande Torino, Peppino Meazza ci giocò in tempo di guerra, Cevenini III e Luisito Monti allenarono il Varese in tempi lontani, Nils Liedholm affinò qui il suo genio della panchina.

E poi Bettega e Boninsegna, Combin e Szymaniak, Gentile e Marini, Libera e Calloni (per cui si accapigliarono sul mercato Inter e Milan), Carmignani e Dellagiovanna, Giorgio Morini e Ariedo Braida. Persino Trapattoni chiuse qui la carriera di giocatore e stasera, con Fascetti, guiderà la squadra delle vecchie glorie nella partita del centenario.

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