RomaGli ormeggi non sono stati ancora rotti, ma se il vascello finiano continuerà a ritenere scomodo il porto sicuro del Pdl, dovrà salpare con la cambusa vuota o quasi. Non sono, infatti, necessari grandi sforzi per smontare la fragile impalcatura che lex leader di An ha cercato di costruire per agganciarsi al mondo della finanza e delleconomia.
Il ponticello che la Fondazione Farefuturo ha steso verso le grandi e piccole società a partecipazione pubblica e gli enti può facilmente crollare se le nomine «politiche» non venissero più riconosciute come espressione della parte che le ha sostenute. È il caso di Ferruccio Ferranti, consigliere del think-tank finiano e amministratore delegato del Poligrafico dello Stato. Il ministro dellEconomia, Giulio Tremonti, che detiene il 100% del Poligrafico, ne ha già ridotto le deleghe in favore del presidente Roberto Mazzei. Ferranti è anche ad di Sviluppo Sistema Fiera, società che gravita nellambito di Fiera Milano spa. E nella galassia della campionaria lombarda si ritrova anche Pier Luigi Piccinetti, consigliere di Fiera Milano International, presidente del gruppo Sintesi e consigliere di Farefuturo pure lui.
La contiguità tra «farefuturismo» ed economia non appare una casualità. Nel comitato esecutivo della Fondazione figurano Pierluigi Scibetta, consigliere di amministrazione dellEni, Emilio Cremona, presidente del Gestore dei servizi elettrici, e Giancarlo Lanna, numero uno della Simest che si occupa dellinternazionalizzazione delle imprese italiane e quindi è monitorata dal viceministro Urso. Lanna è anche nel toto-nomine per la nuova giunta regionale campana guidata da Stefano Caldoro. Se la crisi tra fondatore e co-fondatore precipitasse, le chance diminuirebbero di molto.
Farefuturo non esaurisce il panorama economico-finanziario finiano, anche se ne è parte costituente. Nel milieu del presidente della Camera si muove anche Alessandro Luciano, già consigliere dellAuthority per le Comunicazioni e da tempo nel cda di Enel. I vertici dellutility a maggioranza pubblica scadranno lanno prossimo come quelli di Eni. Al momento, è difficile ipotizzare che il ministero dellEconomia lasci le proprie proposte di nomina invariate. Da un anno, invece, Marco Zanichelli, ad per tre mesi della periclitante Alitalia nel 2004, è diventato presidente di Trenitalia, la principale società del gruppo Ferrovie dello Stato.
Le acque potrebbero diventare molto agitate per i «farefuturisti». Ma cè qualcuno che potrebbe assistere al naufragio con nonchalance. Si tratta dellamministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi. Insediato nel 2002 su indicazione del presidente di An, con il passare del tempo si è progressivamente «smarcato», ma non per ragioni di opportunismo. Sarmi è un ottimo manager e i risultati lo dimostrano, ma è il suo ex «sponsor» ad aver nel frattempo cambiato opinione tanto che nel 2008, ai tempi del rinnovo del cda, avanzò le candidature di Ferranti e di Zanichelli. Fortunatamente il ministro dellEconomia non guarda alle raccomandazioni.
Anche il mondo della rappresentanza imprenditoriale, tuttavia, dovrà fare due conti.
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