Genova - Caracollando fin sotto il suo palco, in quattro e quattr’otto il nuovo Vasco spiega come stanno le cose in Italia (secondo lui): «Il mondo fa schifo, noi siamo molto fortunati, perché altrove ci sono posti dove si muore di fame, dove c'è violenza, c'è la guerra, dove c'è gente in carcere per quello che pensa». Detto così, sembra il testo di una canzone. La canzone del nuovo Vasco. Lui dice che il suo nuovo tour (stasera data zero alla Fiera di Genova, primo show all’Olimpico di Roma il 29 maggio, all’Heineken Jammin’ Festival il 21 giugno) è «diverso perché è più maschio» ma in realtà è diverso perché è lui ad essere cambiato: più disgustato e quindi più goloso di illusioni perché «la realtà così com’è non mi piace e quindi è meglio averle». Sarà. Intanto, mentre il sindaco di Genova gli consegna la cittadinanza onoraria, lui gongola come un bambino e, quando parla della sua musica, cita persino Spinoza neanche fosse uno studentello bisognoso di promozioni. Tanto è poi sul palco che lui trova il mondo che vorrebbe, con la gente a braccia aperte e la realtà con le porte chiuse, accecata dai watt dei riflettori, dai chitarroni, dalla disperata voglia di sognare e buonanotte a tutto il resto.
Vasco, mezzo milione di fans hanno già comprato i biglietti.
«È un concerto di rock duro, durissimo specialmente all’inizio. È tosto e mi piace questo termine che non si usa da un po’: tosto. Va avanti quasi tre ore, il mio concerto. È incentrato sull’ultimo cd Il mondo che vorrei, di cui canterò otto canzoni compresa l’iniziale Qui si fa la storia. E poi ci saranno alcune sorprese, diciamo due medley di brani storici. Certo, avrei potuto essere più autocelebrativo, ma va bene così».
D’altronde il Vasco di oggi non è autocelebrativo.
«Spinoza, il filosofo, diceva che chi detiene il potere ha bisogno che la gente sia afflitta da tristezza. Ma io non sono un maître à penser, porto in giro un po’ di gioia».
Ma il filo conduttore del suo nuovo album è il disincanto, quasi la disperazione. Come fa a portare gioia?
«Infatti io sono spesso disperato, il mio è un rock disperato. Ma è vero che pure una canzone malinconica può dare gioia. E poi, dai, i pezzi storici in questo concerto ci sono tutti, anche Vita spericolata. La canto, ma non la faccio più, la vita spericolata».
E che cosa fa?
«Io sono uno, nessuno e centomila, come quel romanzo di Pirandello che ho letto quand’ero giovane. Dico le cose che direbbero anche gli altri se avessero uno strumento come la mia musica».
Oggi Vasco che cosa dice?
«Che i sogni e le illusioni sono fondamentali. Ho trascorso un periodo della mia vita in cui pensavo di no, pensavo che mi facessero male. Ora mi rendo conto che, quasi paradossalmente, il mondo che vorrei è quello di essere sempre in tour, sempre con un concerto da fare».
Si dice che il prossimo anno andrà a cantare pure all’estero.
«In realtà all’estero ci sono già stato negli anni Novanta solo che non se ne è accorto nessuno... Ma la richiesta di biglietti in Italia è sempre così grande che ho voluto soddisfare prima quella. Però adesso ho voglia di cantare in spazi più piccoli. Ho voglia di tornare a divertirmi un po’».
Perché quando canta negli stadi non si diverte?
«Sì ma è molto impegnativo. Per cantare tre ore ci vuole molta resistenza e poi devo recuperare. Ma un concerto di un’ora e mezza lo farei tutte le sere».
Vasco ha 56 anni. Che voto si darebbe?
«Come cantante un voto alto. Come uomo, direi sei»
Eppure molti dicono che lei sia un irresponsabile.
«In realtà io vedo molta irresponsabilità in giro. Io pago le tasse, mantengo i miei figli, rispondo di ciò che faccio. E soprattutto, se qualcosa va male, non dico che è colpa di chi c'era prima o che deve risolverla chi verrà dopo».
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