
Siamo in presenza del Conclave più «instagrammabile» di sempre. Dodici anni fa, all'elezione di Francesco, i social c'erano già, ma non vantavano l'armamentario di meme, reel e foto in alta definizione di oggi, men che meno del contributo dell'intelligenza artificiale. Nei bar, durante cene e aperitivi, ci si può meravigliare di quante persone sappiano chi è il cardinale Ambongo Besungu, ci si accapiglia in improbabili pronostici su quale sia il reale favorito a diventare il prossimo Papa tra Matteo Zuppi, Pietro Parolin e Luis Antonio Tagle. Tra i pregevoli ritrovamenti sulla rete c'è un meraviglioso video, probabilmente frutto del lavoro dell'intelligenza artificiale, con tutti i cardinali favoriti sulle note della sigla della Formula uno, con musica epica a corredo e un fioccare di porporati laddove di solito scorrono le immagini di Max Verstappen, Oscar Piastri e Charles Leclerc. Si ride, ma intanto ci si fa una cultura. Cosa si sapeva dei cardinali all'epoca dei conclavi che hanno eletto Benedetto XVI e Giovanni Paolo II? Abbastanza poco al di fuori del circolo degli esperti di stanze vaticane. Il grande pubblico conobbe Papa Ratzinger grazie a un'intervista che fece da Bruno Vespa sulla sofferenza di Giovanni Paolo II.
Per non parlare dell'Arcivescovo di Cracovia che, nel 1978, era poco meno di uno sconosciuto. In molti, udendo quel Wojtyla mal pronunciato, pensarono fosse stato eletto un cardinale africano, non certo un Papa polacco. Oggi non accadrebbe mai. Tra giornali, speciali, podcast e miriadi di meme e reel siamo molto meno impreparati. Sappiamo, per esempio, che il cardinale filippino Tagle è amante del karaoke e che in passato è stato criticato per avere cantato la laicissima Imagine di John Lennon. Abbiamo seguito con passione la sofferta rinuncia al conclave di Angelo Becciu. Non ci è sfuggito il giallo sulla data di nascita dell'arcivescovo di Ouagadougou, Philippe Nakellentuba Ouédraogo, che nemmeno lui dice di conoscere. Sta di fatto che non si sa se ha 79 oppure 80 anni, fatto dirimente per votare o meno il nuovo Papa. Un caso, se si vuole, anche dal vago retrogusto calcistico per chi si ricorda la storia di Eriberto del Chievo, poi rivelatosi essere Luciano. Certo è che, sempre a proposito di pallone, il metro di giudizio di quanto nazionalpopolare diventi un evento la dà l'esistenza di un FantaPapa, esattamente come il FantaSanremo. E così si entra in smania da Conclave. In casa, quando si vuole silenzio, ci si trova a gridare Extra Omnes!. Si esclama, senza motivo apparente, Eminentissimum ac reverendissimum
dominum. Non si vede l'ora di udire Habemus Papam. Da mercoledì, quindi, tutti a guardare il comignolo in San Pietro per vedere la mitica fumata bianca, manco fosse il finale di stagione della serie Netflix preferita. Dalla balconata si affaccerà il cardinale Lars Anders Arborelius? Il porporato svedese cresciuto in una famiglia luterana che aveva chiesto a Papa Francesco di potersi ritirare in un convento a meditare? Sarebbe un gran finale di stagione. Il prossimo Pontefice sarà progressista, conservatore o riformista? Certo è che, come nelle elezioni politiche, alla fine avranno vinto tutti. Staremo a vedere, ma sta di fatto che un vincitore certo in questo guazzabuglio è la Chiesa Cattolica, facendosi beffe di ogni secolarizzazione è ritornata centrale.
Un successo di immagine e di interesse in senso moderno. Non male per un'istituzione che in molti davano in una crisi senza fine. Anche questo, insieme allo storico colloquio tra Donald Trump e Volodymyr Zelenksy, è forse da ascrivere ai miracoli di Papa Francesco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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