
Nell’agenda di Papa Leone XIV ci sono tante questioni «calde» e storture da sanare. C’è il processo al gesuita Marko Rupnik, accusato di aver violentato diverse donne; c’è l’infuocato dossier sul «declassamento» delle prelature personali come l’Opus Dei di cui il Papa ha parlato in udienza con monsignor Fernando Ocáriz; c’è il processo d’appello a monsignor Angelo Becciu, condannato a cinque anni e sei mesi per truffa e peculato per la presunta malagestio dei fondi della Santa Sede, ora che la macchinazione contro il cardinale - ricevuto nei giorni scorsi dopo essersi autoescluso dal Conclave - è oggetto di un’indagine del Promotore di Giustizia per subornazione di teste e falsa testimonianza. La suggestione della restitutio in integrum per Becciu, una sorta di amnistia mascherata che d’imperio cancellerebbe tutto, avrebbe il sapore della beffa ma eviterebbe di aprire il vaso di Pandora della malandata giustizia vaticana.
Ma sul tavolo di Prevost ci sono soprattutto due Diocesi ferite: Milano e Venezia sono rimaste fuori dal Conclave che ha eletto Leone XIV. Ecco perché secondo alcune indiscrezioni che circolano da giorni il Papa starebbe pensando di ricucire questo strappo nominando due dei cardinali papabili al Soglio pontificio: Pierbattista Pizzaballa e Pietro Parolin.
A Milano il 29 luglio 2026 l’arcivescovo Mario Delpini compirà 75 anni e, come prevede la regola 401 del Codice di diritto canonico introdotta dal Concilio Vaticano II, presenterà le sue dimissioni per raggiunti limiti di età. Nel 2018 Papa Bergoglio con un motu proprio ha «congelato» la pensione automatica per nunzi e vescovi curiali, un po’ per l’innalzamento dell’età media ma anche dalla delicatezza di certe situazioni, diplomatiche e no, come «la continuità o l’importanza di completare adeguatamente un progetto molto proficuo per la Chiesa», per usare le parole di Papa Francesco. È già successo per alcuni cardinali, nonostante l’articolo 5 della costituzione apostolica “Pastor Bonus”, promulgata da Giovanni Paolo II nel giugno 1988.
La cattedra che fu di Sant’Ambrogio, maestro di quel Sant’Agostino (che lo definiva "plantator e rigator meus") a cui Papa Leone XIV è devoto, sarebbe perfetta per il lombardo Pizzaballa, in Terra Santa dal 2004 come custode e infine Patriarca di Gerusalemme dei Latini. Guidare la Diocesi più grande del mondo sarebbe il giusto premio per la spiccata capacità strategica e diplomatica dell’altro prelato. Già durante il Conclave molti osservatori avevano malignato la possibilità che la Diocesi meneghina diventasse «l’esilio dorato di qualche scontento», ma questa scelta sarebbe tutt’altro che un ripiego.
Lo stesso dicasi per Venezia, altra sede rimasta senza porpora, dove potrebbe essere nominato il veneto Parolin. L'anticipazione, che in ambienti vaticani, girava da giorni, è del Tempo con Luigi Bisignani. È un peccato che il segretario di Stato non ce l’abbia fatta a essere scelto dal Conclave, anche se la sua decisione di farsi da parte per Prevost ha accelerato la successione a Bergoglio. Per il presule classe 1955 significherebbe sedere nella poltrona che fu proficua per il Soglio di San Pietro per Giovanni Paolo I, Giovanni XXIII e Pio X.