La «Vedova allegra» celebra Napoli

«Andare all’opera è una figata. Non capisco perché i giovani non la pensino così. Si tratta della più bella musica che esista. Perciò ci deve essere qualche errore nella comunicazione»! A parlare con l’entusiasmo del neofita e l’incisività dello slang napoletano è Vincenzo Salemme, al suo debutto all’Opera come regista e capocomico nel capolavoro di Lehár, La vedova allegra, che torna a Roma dopo una ventina d’anni. Sul podio, allora come oggi, Daniel Oren; protagonista femminile nella parte di Anna Glavari, ricca e vedova, era allora Raina Kabaivanska; ora sarà Fiorenza Cedolins; allora la regia era di Bolognini, oggi di Salemme, nella doppia veste di regista, egli maestro della sceneggiata napoletana, e di attore (vestito da Pulcinella), per impersonare il Njegus (che diverrà «Pulcinjegus», ha scherzato Salemme), scaltro segretario dell’ambasciata parigina del Pontevedro, il piccolo regno in pericolo di bancarotta.
Salemme ha deciso di trasferire l’azione da Parigi a Napoli, perciò ha conciato la bella Cedolins come una sciantosa, addobbandola di coralli, e immaginato il conte Danilo (interpretato da Manuel Lanza) - che tutti nel Pontevedro vogliono sposo della vedova e salvatore delle finanze del piccolo Stato - appena uscito dalla Nunziatella, e perciò donnaiolo in divisa.
Le danze, numerose, sono firmate da Mario Piazza.

Per legare all’attualità la ripresa della celebre operetta, Salemme promette anche un colpo di scena: Napoli invasa dalla monnezza. Il pubblico romano, che ha preso d’assalto il botteghino, ha mostrato quindi di gradire il ritorno dell’operetta per le prossime feste.
Da questa sera al 30 dicembre. Info: 06.481601.

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