TrevisoVedova nera, nerissima. E, stando ai racconti dei sicari che aveva assoldato per far fuori lultimo marito, anche una madre disposta a eliminare la propria figlia per non avere ostacoli sulla strada che porta alleredità. Possibile? Gli inquirenti che in questi giorni hanno ascoltato Laura De Nardo, 61 anni, ne sono persuasi. Di più, sospettano che questa signora fatalmente attratta al denaro sia responsabile anche di un altro omicidio, risalente a 39 anni fa, quando in un lago vicino a Sidney, in Australia, morì annegato in circostanze mai chiarite fino in fondo Ottorino Tonon, suo primo marito e padre della figlia Sally.
Sembrano gli appunti di uno scrittore che sta costruendo un giallo lungo 40 anni, una storia ricca di colpi di scena col limite di essere poco verosimile. La realtà, come sempre, si è incaricata di srotolare un intreccio che pochi giallisti sarebbero stati in gradi di partorire. Intreccio, peraltro, che la squadra mobile di Treviso ha spezzato prima che la protagonista riuscisse a scrivere il capitolo finale.
Già, perché non era così semplice capire subito che laltra notte ad ammazzare Eliseo David, 71 anni, mentre riposava nella camera della villetta di Conegliano dove viveva con la moglie, era stata proprio questultima. O meglio, erano stati Ivan Marin, 36 anni, e Gennaro Geremia, 48, a cui la De Nardo aveva promesso 200 mila euro a titolo di compenso. Non era semplice, ma gli agenti guidati da Riccardo Tumminia hanno cominciato a sospettare di lei fin dallinizio, specie quando si sono accorti che il diluente usato per narcotizzare David proveniva dalla stessa bottiglia presente in casa. Pensavano fosse stata lei stessa a soffocarlo col cuscino, fino a quando la De Nardo, nel bel mezzo dellinterrogatorio, ha buttato là la frase decisiva: «E se faccio unipotesi? Se vi dico che non sono stata io ma ho dato mandato a qualcuno?».
Piano piano le tessere del puzzle sono andate a posto e in poche ore la polizia ha chiuso il caso. Già, ma il caso potrebbe avere dei contorni più ampi e sconvolgenti. Che il movente fosse leredità di David, ex imprenditore nellocchialeria con un patrimonio ancora in corso di valutazione ma di sicuro non inferiore al mezzo milione di euro, non ci sono dubbi. Nel corso degli interrogatori la vedova nera ha ricordato come, durante uno dei frequenti alterchi col marito, questultimo le avesse detto che leredità sarebbe finita al gatto. In realtà, secondo la ricostruzione fatta dal «Gazzettino», buona parte del patrimonio era stata intestata alla figlia Sally, la stessa a cui la madre, legata e imbavagliata dai complici, ha chiesto aiuto la notte dellomicidio. E Sally, che soffre dalla nascita di una forma di ritardo mentale, ha dato lallarme. Secondo i killer, sarebbe stata proprio la figlia, in futuro, a ostacolare i piani della De Nardo, tanto da indurla a progettarne leliminazione.
Unipotesi che fa ghiacciare il sangue nelle vene. E che linteressata, nel corso degli interrogatori, implicitamente smentisce quando sostiene che semmai sarebbe stato il marito a trattare male Sally. «Fatti come questo rivelano a quali gesti perversi e distruttivi possa condurre il miraggio illusorio del denaro facilmente raggiungibile», ha dichiarato il vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Corrado Pizziolo.
Il medesimo miraggio del denaro che avrebbe potuto indurre la De Nardo, allepoca 22enne, a uccidere il primo marito Ottorino Tonon nel 1971 in Australia. Fu uno strano annegamento, con luomo che cadde dal gommone in maniera mai chiarita. Il tutto fu derubricato come incidente. Col ricavato di quelleredità, la donna tornò a Domegge di Cadore, da cui era originaria, e iniziò a progettare la nuova vita accanto proprio a David, conosciuto nel 73, e con cui ristrutturò la casa di Conegliano di via delle Acacie dove è stato commesso lultimo delitto.
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