Ieri la Repubblica è ritornata sulla questione Tavaroli- Telecom con un titolo che prova a dire tutto: «E Tronchetti mi disse: le abbiamo chiesto troppo». È la sintesi di «sei colloqui» che Giuseppe D’Avanzo, il cronista del quotidiano, ha avuto con Giuliano Tavaroli. È l’autobiografia di un carabiniere che, a un certo punto della sua vita, decide «di trasformarsi in un uomo di business» e scala i gradini manageriali fino a diventare capo della security di una grande azienda. Ma andiamo per ordine.
1. Con la caduta del Muro
di Berlino, dice Tavaroli, un
gruppo di uomini dei servizi
capiscono che «la sicurezza
deve diventare una funzione
dell’azienda». L’Italtel, per
fare un esempio aveva
150-200 uomini in Urss,
«mentre il Sismi faceva fatica
ad infiltrare anche solo
un uomo».
2. L’esperienza della lotta
al terrorismo insegna che un
gruppo scelto di professionisti
possa combattere per le
istituzioni scavalcando le gerarchie
e con un rapporto diretto
con le Procure.
3. Tronchetti Provera non
aveva rapporti con la politica
e tanto meno con il nuovo
governo (è il 2001) Berlusconi,
che rappresentava «una
famiglia impenetrabile». Da
ciò l’esigenza, per Tavaroli,
di stringere nuovi rapporti
con il Palazzo.
4. La sventura di Tavaroli
nasce dal fatto che un pezzo
delle istituzioni, che voleva
indagare sulla filiera dei servizi
militari da cui proveniva
Tavaroli, «ha incominciato
ad indagare su di me (dice
Tavaroli) in modo strumentale.
Volevano rimuovermi
dal mio posto».
La Repubblica, che più ha soffiato sullo scandalo intercettazioni, su queste confessioni cerca di dimostrare l’importanza di un’inchiesta che, continuiamo a credere, si sia conclusa con un colpo a salve. Tavaroli non fa altro che confermare i sospetti che solo due giorni fa abbiamo scritto sul Giornale. Il suo malaffare, l’organizzazione di migliaia di dossier e schedature, finisce stritolato in mezzo ad una battaglia, senza esclusione di colpi, che si fanno diverse anime dei servizi segreti. Servizi che fino a quel momento avevano utilizzato con disinvoltura le sue competenze.
Ma Tavaroli, in effetti fa un passo in più. Dice che il rapporto tra gliuomini delle Procure e gli «infiltrati» nelle grandi aziende era diretto, senza mediazioni. Da una parte annulla, per questa via, ogni responsabilità oggettiva dei vertici aziendali, dall’altra lancia un’accusa importante. La confessione di Tavaroli in effetti coincide con il ruolo di Bove in Telecom. Un altro manager della security,conunglorioso passato da poliziotto, scomparso in un drammatico suicidio. Poco prima di morire Bove consegnò, per le vie non ufficiali e non ortodosse, su richiesta della Digos, i nomi degli intestatari di quattro utenze telefoniche Tim. La procura di Milano stava indagando su quella parte dei servizi segreti coinvolta nel rapimento dell’imam Abu Omar. E grazie a Bove ottenne ciò che le serviva.
Ma il punto, in questo caso, è che i metodi investigativi di polizia e Procura avvaloranoduetesi espresse da Tavaroli: c’era una guerra tra servizi, visto che le richieste della Digos scavalcarono Tavarolie anzi furono fatte in gran segreto per questo preciso motivo, e infine le indagini passavano per gli uffici della Telecom attraverso strade non ufficiali. L’autobiografia di Tavaroli ci racconta un’altra verità. L’ex carabiniere tende a confondere i piani: il suo e quello dell’azienda in cui lavora. È di tutta evidenza che i problemi più importanti che Tronchetti ha avuto con la politica nonsono dipesi dai suoi rapporti con «la famiglia impenetrabile» di Berlusconi – ieri l’avvocato del premier, Niccolò Ghedini, hadefinito questo passaggio dell’intervista «destituito di ogni fondamento e palesementediffamatorio », annunciando querela – ma semmai con la famiglia di governo che lo ha sostituito. È stato il governo Prodi a porre con forza la questione della separazione della rete Telecom, è stato un decreto del ministro Bersani, sempre sulla rete, a spaventare gli americani dell’At&t in trattative con Pirelli, è stato lo stesso Prodi, dalla Cina, a svelare i contenuti di una conversazione privata avuta sul futuro di Telecom con Tronchetti.
Infine è difficile pensare che l’operazione Porcu (la signora Laura che, dice Tavaroli, lo ha introdotto al mitico network Cossiga-Pollari- Bisignani-Corigliano-Scaroni) sia stata anche lontanamente pensata, utile, immaginata o
fatta per conto di Tronchetti. E allora non si capisce proprio il titolo da cui siamo partiti, con Tronchetti che avrebbe detto, congedando Tavaroli, «le abbiamo chiesto troppo». Forse lo vedremo nelle prossime puntate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.