Da fiore allocchiello a seme della discordia. Dopo aver perso il governo del Paese, il centrosinistra sta miseramente fallendo alla guida degli enti locali. Un disastro certificato nei mesi scorsi da un sondaggio Ekma sul gradimento dei sindaci che ha visto precipitare i consensi Pd (soprattutto al Nord), mentre i sindaci Pdl (come quello di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, il più votato con il 67,4%) si fanno strada. Dal Piemonte alla Calabria, il baratro tra il Pd e i suoi alleati è sempre più profondo. E non solo per motivi politici, come dimostra il caso Campania.
Piemonte. Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino pensa a uninedita (e per ora irrealizzabile) alleanza con il Carroccio e intanto ha rotto con il Pdci dopo i diktat su ex municipalizzate, ticket auto, anziani e privatizzazione del servizio idrico. «La logica dellultimatum non appartiene a questa maggioranza - aveva detto il sindaco - e di conseguenza chi la usa si auto-esclude da essa».
Lombardia. Non se la passa bene nemmeno il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, alle prese con la grana Rifondazione. Tre assessori Prc sono stati sfiduciati per una manciata di minuti dopo il «no» al piano Rifiuti, e hanno dovuto inghiottire un boccone amaro. Ma ormai è guerra. Tanto che lesponente Pd medita di presentarsi alle prossime elezioni di aprile senza gli scomodi alleati comunisti, sui quali pende pure il rischio scissione.
Emilia-Romagna. Il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, non vede lora di lasciare la città delle Due Torri per trasferirsi in Liguria con la famiglia. I suoi (ex?) compagni di strada sono in libera uscita, il Comune è allo sbando e rischia per la prima volta nella sua storia il commissariamento se il Bilancio 2009 non dovesse passare. La corsa a cinque alla successione dellex segretario Cgil si sta consumando senza esclusione di colpi: «Lascia macerie, vuole vendicarsi» e via sinistrando. E gli elettori sono sempre più disorientati.
Toscana. Il sindaco Leonardo Domenici è nella bufera dopo il coinvolgimento degli assessori Gianni Biagi (che si è dimesso) e Graziano Cioni, tra i quattro candidati alle primarie), accusati di corruzione nellinchiesta sulla trasformazione urbanistica dellarea di Castello, 170 ettari di terreni edificabili, che ha portato alliscrizione nel registro degli indagati anche del presidente onorario di Fondiaria-Sai Salvatore Ligresti. Oggi Domenici vedrà Walter Veltroni.
Sardegna. Sarà sempre Roma a decidere il destino del governatore Renato Soru. Il patron di Tiscali si è dimesso nei giorni scorsi dopo essere caduto in Aula sul piano urbanistico. Nonostante lappello degli alleati Soru non ha ancora sciolto le riserve sul rimpasto. Oggi Veltroni vedrà il segretario regionale Pd, Francesca Barracciu, e la «fronda» interna al Pd sardo capeggiata dal senatore Antonello Cabras e dal presidente del Consiglio regionale Giacomo Spissu. Il tempo stringe. Per statuto, il Consiglio regionale dovrà discutere sulle dimissioni entro il 24 dicembre. Se Soru non dovesse ritirarle, entro il 22 febbraio si dovrà tornare alle urne.
Basilicata. Il governatore Pd Vito De Filippo è solo, dopo che tutti i suoi assessori hanno annunciato le dimissioni. La via duscita che potrebbe scongiurare il ritorno alle urne si chiama Udc. Al solito bizantinismo da Prima repubblica («Nuova alleanza in un perimetro più ampio», ha detto ieri De Filippo) il segretario centrista locale Agatino Mancusi ha già risposto «eccoci», seguito dalla formuletta «daremo un apporto costruttivo per il rilancio delleconomia e la difesa degli interessi dei lucani».
Calabria. Al governatore calabrese Agazio Loiero (che a ricandidarsi non ci pensa proprio) non sono bastati quattro rimpasti di governo per trovare pace. La sanità calabrese è formalmente commissariata, con un debito monstre, mentre il Consiglio regionale è farcito di inquisiti.
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