Veleni tra Pm, tutti contro tutti a colpi di esposti

Diego Pistacchi
Alla procura di Genova i titoli facili alla Almodovar calzano eccome: i magistrati sono davvero sull'orlo della crisi di nervi. Pm contro pm, contro il procuratore capo, contro la polizia. Tutto ha inizio con le indagini sul G8 ma l'ultimo scontro è di pochi giorni fa quando 17 pm su 21 hanno «denunciato» al Csm il loro capo, Francesco Lalla, chiedendo di sapere se ha violato le regole sostituendosi al pm Francesco Pinto che aveva chiesto il rinvio a giudizio per il «Muccioli dei malati terminali», ovvero il professor Franco Henriquet, una sorta di santo laico per Genova e dintorni. Lalla anziché il processo ha chiesto l'immediato proscioglimento del presidente dell'associazione «Gigi Ghiotti» accusato di violazione della legge sugli stupefacenti perché trovato in possesso di troppi farmaci, solitamente usati per alleviare il dolore ai moribondi. La sua colpa? Accettare i medicinali non utilizzati dai familiari dei suoi assistiti ormai defunti, e riutilizzarli per nuovi ammalati senza prestare una maniacale attenzione alla tenuta dei registri. Nella sua fase preliminare l'indagine aveva scatenato l'indignazione della città e lo stesso procuratore capo ha poi detto di «vergognarsi» dell'azione penale contro l'angelo dei sofferenti. Questa secca dichiarazione gli è costata un'immediata attivazione del Csm che, di contro, ad oggi non ha avuto ancora nulla da ridire sulle pubbliche dichiarazioni del pm della Diaz, Enrico Zucca, che definì «un escremento» l'esposto sulle spese pazze sostenute per traduttori e fotocopie presentato alla Corte dei conti dai difensori dei poliziotti. Fra Lalla e Zucca, come fra Lalla e Pinto, c'è sempre il G8 di mezzo. Nel chiedere e ottenere l'archiviazione per i 93 no-global della Diaz, Lalla ha sostenuto una tesi che smonta sul nascere la tesi opposta di Zucca: vi fu da parte degli occupanti una forte «resistenza» nei confronti degli agenti; ma siccome nel corso delle indagini non è stato possibile accertare le singole responsabilità, il procedimento è stato archiviato. Quanto a Pinto, Lalla ancora non nasconde la sua amarezza per la versione fornita dal sostituto sul blitz alla Diaz a proposito dell'unica telefonata ricevuta dal dirigente della Digos, Spartaco Mortola (s'è poi scoperto che le chiamate erano più di una) poi torchiato a lungo dal pm Enrico Zucca. Quest'ultimo è poi finito al centro di polemiche feroci per il mancato arresto di un sospettato d'omicidio che, un anno dopo, ha ucciso un'altra fidanzata. Su quelle manette mancate il capo della Squadra Mobile ha subito «girato» a Zucca le richieste di chiarimento dei cronisti. «Noi le prove le abbiamo raccolte, fatevi dire da lui perché non ha firmato l'ordine di cattura». Zucca ha reagito con veemenza, e alla fine il poliziotto è stato rimosso e «promosso» a Parma.

Ma c'è di più: un'inchiesta delicatissima aperta da Lalla sul presunto tentativo di carpire segreti sulla «catena di comando» della polizia spiando gli avvocati degli agenti attraverso una testimone. C'è già il nome di un inquirente in divisa, presto ne arriverà uno anche in toga?

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