Laura Cesaretti
da Roma
Un risultato «straordinario», «oltre ogni aspettativa», il trionfo di un «modello» sul quale «tutta la politica deve riflettere». Il primo commento Walter Veltroni lo fa per telefono, collegato dal suo studio con la discoteca Palladium di Roma, dove il suo comitato elettorale ha riunito in attesa dellesito del voto i fan del sindaco. E dà appuntamento «per festeggiare» a sera, in piazza Santi Apostoli.
Piazza centrale, certo, ma guarda caso anche sede del quartier generale di Romano Prodi, sotto le cui finestre Veltroni chiama a raccolta il «suo» popolo, quello che lo ha rieletto sindaco della Capitale facendolo volare oltre il 60 per cento. Poco male, il Professore si è nel frattempo trasferito nella più prestigiosa sede di Palazzo Chigi (da dove ieri mattina ha telefonato al «caro Walter», ancora ricoverato in ospedale, per dirgli «in bocca al lupo») e oggi non è momento di rivalità e competition sulle future leadership del centrosinistra: tanto che anche Francesco Rutelli e Piero Fassino si affrettano subito a comunicare che a Santi Apostoli ci saranno anche loro, a celebrarlo. La scena, ieri sera, era suggestiva: lui che arriva provato ma sorridente, la folla che lo acclama: «Walter, Walter», i due che lo abbracciano con faccia commossa. Unistantanea da ricordare, quando si apriranno i giochi per la successione a Prodi e i tre di piazza Santi Apostoli dovranno affilare i coltelli.
Ieri sera, però, la vittoria era tutta sua. Dopo qualche batticuore nel pomeriggio: non che il risultato finale fosse minimamente in dubbio, neppure lo sfidante Gianni Alemanno avrebbe scommesso un euro contro la vittoria al primo turno del Supersindaco di Roma. Ma quelle proiezioni iniziali attorno al 55% di certo gli avevano tolto il buonumore. E con una piccola ombra: Veltroni non è il recordman di questa tornata elettorale, palma che spetta al meno ecumenico e super-riformista Sergio Chiamparino, trionfatore di Torino. Ma è comunque un risultato che pesa, e che Walter ha tutte le intenzioni di far pesare sul piatto della politica nazionale, quando verrà il momento.
Per ora ci pensano i suoi, a ricordarlo. Il ds Esterino Montino sottolinea che a Roma la lista dellUlivo (oltre il 34%) ottiene un exploit «eccezionale», superiore a quello raggiunto con Prodi alle politiche: «È la dimostrazione che il modello Roma è la strada giusta per riaggregare le forze riformiste del centrosinistra». La verde Monica Cirinnà già lo candida alla guida del centrosinistra del futuro: «È il leader in pectore del partito democratico». I tanti pezzi del «sistema Veltroni» si uniscono allapplauso: dallex azzurro Alberto Michelini celebra a nome dellOpus Dei, la cattolicona ex Udc Olimpia Tarzia dice che Veltroni ha saputo «conquistare i giovani e le famiglie», il segretario Cgil di Roma Schiavella celebra la «via allo sviluppo attraverso il confronto del modello romano». Solo il rutelliano Giachetti fa notare che ad essere premiato è un modello «avviato da Rutelli nel 93 in condizioni difficilissime e proseguito da Veltroni a partire dal 2001». Come dire, a ciascuno il suo.
Il sindaco non ce lha fatta ad aspettare i risultati steso a letto al Gemelli davanti alla tv accesa. E così di buon mattino ha aperto una trattativa con i medici, che oggi devono operarlo per togliergli il calcolo renale che gli ha avvelenato lultima settimana di campagna elettorale, e alla fine lha spuntata. Ha ottenuto il permesso, e se lè filata in Campidoglio. E a sera si è anche mostrato, prima ai cronisti e poi alla piazza: senza il pigiama celeste con cui era stato immortalato a votare, nel seggio dospedale, ma ancora pallido e un po smagrito, giacca blu e camicia azzurra. E sobriamente soddisfatto, secondo il suo stile: ringrazia «tutti i romani», senza dimenticare «i quartieri più popolari» che lo hanno incoronato vincitore: «È laspetto più bello ed entusiasmante». Perché i voti «si conquistano non dividendo, ma unendo le bandiere in una grande coalizione», e a Roma (a differenza che nel centrosinistra nazionale, vien da pensare) «mai in questi anni di lavoro ci sono stati una polemica, una tensione, un conflitto». Il modello che ha vinto «è la sintesi di modernizzazione e coscienza sociale», grazie al quale oggi Roma «è la locomotiva del Paese».
I toni trionfalistici e agiografici preferisce lasciarli ad altri, il Supersindaco.
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