Veltroni sfida Fini ma s’offende per lo scherzo dei giovani di An

Il sindaco di Roma s’indispettisce per il tranello goliardico sull’inesistente «borgata Pinarelli»

Veltroni sfida Fini ma s’offende per lo scherzo dei giovani di An

da Roma

Una premessa, d’obbligo, va fatta. Perché i giovani di An non solo hanno la capacità di colpire con l’ironia i big della politica e continuare a farlo nonostante quella della domanda trabocchetto sia ormai una sorta di tradizione delle feste di Azione giovani, ma sanno pure come cogliere nel segno e stuzzicare l’interlocutore sui suoi mantra da campagna elettorale. Accadde a Gianfranco Fini due anni fa (con l’inesistente persecuzione dell’inesistente popolo dei Kaziri), è successo a Silvio Berlusconi giovedì scorso e ieri è toccato pure a Walter Veltroni. Il primo - che in ogni occasione cita il Libro nero del comunismo - preso di mira sull’oppressione del fantomatico dittatore del Laos Pai Mei, il secondo - che tanto tiene alla sua immagine di sindaco della gente che gira fin nel vicolo più stretto - sulla periferia di Roma. Con la differenza che il Cavaliere (che pure aveva fiutato qualcosa e si era rivolto a Giorgia Meloni chiedendo delucidazioni) ci si è fatto su una risata e ne ha approfittato per un siparietto con il pubblico, mentre Veltroni - per usare le parole di Gianfranco Fini - ha «preso d’aceto».
Mentre al Cavaliere era stato chiesto di Pai Mei (in realtà un personaggio di Kill Bill), il sindaco di Roma se l’è dunque dovuta vedere con una domanda sui «problemi della borgata Pinarelli». La citazione cinematografica questa volta è tutta italiana. Perché della borgata in questione parla il commissario Giraldi (Tomas Milian) in uno dei suoi tanti sketch con Venticello (Bombolo) nel film Delitto a Porta Romana, una delle pellicole culto del cosiddetto cinema trash. Il punto, però, non sta tanto nel fatto che Veltroni ci cade mani e piedi, quanto nella reazione piccata. Tanto da scatenare un «buuu» soddisfatto dalla platea che ieri mattina al Celio assisteva al faccia a faccia tra il segretario in pectore del Pd e Fini. Con tanto di gustoso siparietto tra i due. Alla domanda del pubblico, infatti, Veltroni risponde senza battere ciglio, finché la Meloni, sul palco in veste di moderatrice, non lo interrompe. «La borgata Pinarelli non esiste, questa della domanda trabocchetto è una goliardata che facciamo sempre. Ci sono cascati anche Fini e Berlusconi», dice con un sorriso la presidente di Azione giovani. Il sindaco, però, non ci sta. «L’avevo capito, comunque se vogliamo fare i simpatici...», s’irrigidisce. «Poi - aggiunge rivolto a Fini - vediamo se tu conosci tutte le borgate di Roma che conosco io». «Devi conoscerle sì le periferie - è la replica - visto che per ora il sindaco sei tu». Poi, Fini prova a chiudere la querelle: «Ci sono cascato anche io con i Kaziri e Berlusconi con Pai Mei...». «Ci scuserai per lo scherzo», gli fa eco la Meloni con un altro sorriso. Macché. «Non essendoci cascato, non c’è nulla da scusare», risponde serio Veltroni. Con chiosa finale di Fini («vabbe’, hai preso d’aceto...») e secondo «buuu» dalla platea.
Sul fronte politico, si parla a lungo d’immigrazione e legge elettorale. E in tutti e due i casi tra Fini e Veltroni è un lungo batti e ribatti. «Non esiste tolleranza di fronte all’immigrazione clandestina, piuttosto - dice il leader di An - deve esistere una politica di solidarietà verso gli immigrati che lavorano e rispettano le leggi». Però, aggiunge, «c’è il rischio che su questo tema l’Italia diventi l’anello debole dell’Ue». La vede diversamente Veltroni perché, spiega, «a differenza di quello attuale il governo precedente non è riuscito a fare fatti concreti».
Si parla a lungo anche di riforme, con i due d’accordo sulla necessità di rendere la nostra «una democrazia che decide». Ma quando il sindaco di Roma chiede «la disponibilità della Casa delle libertà a convergere e arricchire il pacchetto di riforme che è in commissione Affari costituzionali», Fini replica che molte di quelle riforme erano contenute nella riforma federale poi bocciata dal referendum. E polemizza: «Non era meglio modificare quelle parti che non andavano bene anziché buttare tutto?». «Non stare con la testa rivolta indietro - ribatte Veltroni - e dimmi se sei disposto o no a discuterne?». «Per me - chiude la questione Fini - prima se ne va questo governo e meglio è».

E Prodi «ha detto chiaramente» che la discussione sulle riforme nasconde «l’evidente volontà di tirare a campare, di allungare artificiosamente la legislatura». Insomma, «pensate che l’opposizione ha l’anello al naso?».

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