Politica

Vendola stanga i pugliesi e mette la tassa sul cancro

Le proteste dei malati: non possiamo pagare ancora per un servizio già scadente. L'assessore in imbarazzo: "Chemioterapia esente". FI: "Non è vero"

Vendola stanga i pugliesi e mette la tassa sul cancro

Una tassa sul cancro, una sul diabete e persino sull'ernia inguinale. È quella che di fatto ha applicato la Regione Puglia ai suoi cittadini con una delibera della giunta dello scorso giugno ma i cui effetti si stanno dispiegando in queste settimane. Più che mettere la mano alla penna per vergare qualcuno dei suoi proverbiali haiku , il governatore Nichi Vendola ha messo mano al portafoglio. Quello dei contribuenti, però.

La questione è complessa e merita una spiegazione approfondita. Si tratta di un provvedimento che recepisce un vecchio accordo tra ministero della Salute e Regioni per diminuire il tasso di ospedalizzazione (e quindi le spese legate ai ricoveri) erogando alcune prestazioni in regime di day hospital. In particolare, vengono rilevati 108 ambiti diagnostici per i quali al paziente è prescritto di ricevere la prestazione in ospedale per qualche ora e poi tornare a casa. Il problema è che questo lungo elenco - nel quale rientrano le chemioterapie non associate a leucemie (quindi la maggior parte dei casi di neoplasie) - prevede in Puglia un ticket di 37 euro che si aggiunge a quello nazionale di 10 euro per un totale di 47 euro. Per i malati di cancro al danno si aggiungerebbe la beffa.

La sanità pugliese, infatti, è in fondo alla classifica italiana dei livelli di assistenza in compagnia delle disastrate Campania e Calabria. Le liste di attesa sono lunghissime e la qualità del servizio non sempre è eccelsa. Solo nel 2012 e nel 2013 la Regione è riuscita a conseguire il pareggio di bilancio nel capitolo «sanità», ma solo grazie ai trasferimenti statali e all'inasprimento dell'imposizione sui cittadini, cioè con le addizionali Irpef, Irap e, soprattutto, con l'imposizione di odiosi ticket come quello di 1 euro applicato a ogni ricetta. Ecco perché l'imposizione di un balzello ai malati di tumore ha scatenato proteste e polemiche da Bari a Lecce, da Foggia a Taranto. Senza tener conto che le prestazioni in ambito oncologico sono esenti da ticket in tutto il Paese (o quasi, le sorprese sono sempre dietro l'angolo).

Ecco perché ieri l'assessore pugliese alla Sanità, Donato Pentassuglia, ha cominciato a metter mano alla retromarcia. «Tutti i pazienti oncologici hanno l'esenzione ticket e quindi non ci saranno esborsi aggiuntivi», ha dichiarato il responsabile della materia. «È falso», commenta Rocco Palese, deputato di Forza Italia ed ex assessore alla Sanità nella giunta Fitto. «Per i pazienti oncologici l'esenzione sarà solo in base alle fasce di reddito, dunque solo gli indigenti non pagheranno», aggiunge. La tabella con i 37 euro aggiuntivi del ticket sulla ricetta specialistica, però, è ancora lì, nel Bollettino della Regione.

«Quest'anno i pugliesi hanno subito un aggravio di tasse di 260 milioni di euro senza contare che quell'euro sulle ricette per 47 milioni che se ne scrivono ogni anno significano 47 milioni di euro sottratti ai cittadini», ricorda Palese. E, soprattutto, la Regione è già fuori con l'accusa sulla spesa farmaceutica che nei primi sei mesi del 2014 ha sforato i tetti previsti di 41 milioni di euro. Forse si poteva risparmiare su quella voce. Ma è meglio chiudere con le poesie del governatore. «Ho fatto deficit perché abbiamo tolto le trappole per topi dalle corsie!», disse qualche anno fa.

I pazienti oncologici e diabetici ne terranno debitamente conto.

Commenti