Veneto, effetto ronde padane: «Ora i furti sono quasi spariti»

Nei paesi pattugliati dai volontari la gente si sente più sicura. «Le nostre armi? Il telefonino e l’automobile»

«Sceriffi, ma quali sceriffi? Sa quali sono le nostre armi? Eccole: un telefonino e le chiavi dell’auto». Quel che basta, insomma, per andare in giro per le strade di questo paesino di 3.800 anime, avvistare movimenti sospetti e segnalarli alle forze dell’ordine. Chiarano, provincia di Treviso, è stato il primo comune della zona a inaugurare un mese fa le ronde leghiste contro la criminalità. E dopo nemmeno due mesi, nel comune «pattugliato» dai volontari, i risultati cominciano a vedersi e la gente assicura che i furti sono quasi spariti. Ronde leghiste sì, anche se loro - un gruppo di una ventina di persone che si ritrova ogni sera davanti al municipio per poi cominciare i controlli notturni - ci tengono a precisare: «Siamo volontari della protezione civile, la politica è un’altra cosa. Vogliamo solo andare a dormire tranquilli e questo non succede ormai da un po’».
Furti e rapine nei negozi e nelle abitazioni, persino con sequestri di persona, come nel caso di Giuseppe Borga e della moglie, minacciati con una pistola per circa un’ora dopo il rientro a casa e malmenati dai criminali che hanno svaligiato l’abitazione. Ma la serie di episodi è lunga. Quando la jeep della protezione civile si ferma davanti alla villa della signora Laila, il barboncino di famiglia avvisa agitato dell’arrivo sospetto e dal piccolo della sua taglia tenta di intimorirci. La padrona di casa sbircia dalla finestra impaurita, poi racconta: «L’ultima volta è stato lui a salvarmi. Ha cominciato ad abbaiare, io mi sono svegliata, ho acceso la luce e i malviventi si sono dileguati. Guardi sto montando un sistema d’allarme. È già la seconda volta che ci provano e io vivo da sola».
Ci provano e a volte ci riescono, come nel caso di Enrico Panzarin, che si è risvegliato rintontito, con un gusto di vaniglia in bocca, e ha scoperto che qualcuno aveva addormentato lui e la moglie nel sonno, portando via borse e un pugno di vestiti firmati. Nel mirino ci sono soprattutto le giovani coppie, qualcuna presa di mira persino nel giorno del matrimonio: «Hanno fatto il banchetto di nozze e quando sono tornati hanno trovato la casa completamente vuota».
Per questo ora ci sono loro, gli uomini e le donne delle ronde notturne, quelli che non vogliono saperne di essere chiamati «sceriffi». E che in effetti dello sceriffo hanno ben poco, tranne la voglia di far prevalere la legalità e tornare alla tranquillità. Tra loro ci sono operai, infermieri, intere famiglie e giovani come Marika e Mauro, fidanzati di 24 e 27 anni, che dopo una giornata di lavoro in fabbrica indossano i panni della protezione civile e cominciano il loro giro di controllo. «Vede qui? - ci mostra Mauro -. Questa è la zona più pericolosa, perché le case cominciano a essere più rade. Qui c’è un’abitazione e poi un campo, un’abitazione e poi ancora un altro campo. La strada è buia e non ci sono vicini di casa. È qui che cerchiamo di essere più presenti. E da dicembre - da quando abbiamo cominciato - di furti non ce ne sono più stati».
In effetti in paese da quando questi «pseudosceriffi» o «angeli della notte» che dir si voglia hanno cominciato il loro lavoro, di atti di vandalismo - ci assicura il sindaco di Chiarano, Gianpaolo Vallardi, promotore delle ronde ormai presenti in cento comuni veneti - «non ce ne sono più stati». Ma davvero la situazione era così pericolosa da imporre le ronde notturne? «Credo che la cartina al tornasole sia la gente. Se la gente ci vuole, vuol dire che l’allarme c’è. E ora, per fortuna, con la nostra iniziativa le cose stanno funzionando, non abbiamo più registrato episodi allarmanti e stiamo rispondendo al diritto delle persone di stare tranquille la notte in casa propria».
«Sì - aggiunge Alessandro Barattin - perché la nostra presenza è un deterrente. E più visibili siamo meglio è. Anche per questo indossiamo le divise della protezione civile e ne rivendichiamo il diritto. Se andassimo per le strade in borghese, nessuno ci noterebbe né ci temerebbe». «Noi non vogliamo certo sostituirci alle forze dell’ordine, vogliamo solo aiutarle perché sappiamo che i mezzi non sono sufficienti». E qualcuno lo sa per esperienza diretta, come Giuseppe Passero, oggi infermiere: «Ho fatto per tre anni il carabiniere e devo dire che purtroppo nel territorio non ci sono forze dell’ordine a sufficienza. L’unica maniera per evitare furti e aggressioni in casa è farci vedere. E il metodo sembra aver funzionato».


«La gente ci è grata per quello che facciamo, si sente rassicurata da quando abbiamo cominciato». E a chi parla di giustizia fai-da-te o di esercito politico? A loro risponde il capo della protezione civile di Chiarano, Danilo Catto: «Siamo cittadini normali, gente che lavora ed è stanca, stanca di avere paura».

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