Via Veneto, rimosso un gazebo Il proprietario: «Era in regola»

Sono durati ore i lavori sul marciapiede per smantellare la struttura di 30 metri quadrati abusiva. Al suo posto un’aiuola

Marzio Fianese

Dopo l’abbattimento le polemiche. Ieri mattina intorno alle 9 è stato rimosso un gazebo adibito a bar nella centralissima via Veneto di fronte al civico 155. La struttura, di circa 30 metri quadrati, è stata smantellata dai vigili urbani del I gruppo e dall’ufficio abusivismo del Comune per occupazione di suolo pubblico senza alcuna autorizzazione. A contestare la decisione, però, è intervenuto il proprietario.
L’intervento, durato ore, ha liberato il marciapiede dalla veranda che finora al suo interno aveva ospitato una ventina di tavolini per la clientela e un bancone del bar. Un chiosco chiuso tra vetrate e colonne in legno e con una aiuola di fiori tutto intorno.
«La rimozione è arrivata - ha spiegato il vicecapo di gabinetto del sindaco di Roma, Luca Odevaine, presente ai lavori - dopo ricorsi in tutte le sedi preposte. Al proprietario della veranda era stata revocata l’occupazione di suolo pubblico perché il ristorante antistante del quale faceva parte aveva cessato l’attività. Ma il chiosco ha continuato a lavorare nonostante fosse abusivo». Secondo il Comune, nel corso degli anni al gazebo sono stati apposti diversi sigilli, l’ultimo lo scorso 31 luglio, sempre per occupazione abusiva di suolo pubblico ma l’attività ha poi riaperto dopo periodi più o meno brevi di tempo.
Di diverso avviso il proprietario del gazebo, Enrico Esposito, presente alla rimozione che ha contestato l’operazione perché «in regola». Dal 1974, ha raccontato il titolare, gestiva il ristorante «Vecchia Roma» al civico 155 di via Veneto e aveva sistemato sul marciapiede di fronte al locale alcuni tavolini e ombrelloni, fin quando nel 1998 ha costruito la struttura per adeguarsi agli altri esercizi pubblici della strada della «dolce vita», su richiesta, a suo dire, proprio del Comune. Due anni dopo, però, ha chiuso l’attività del ristorante perché il palazzo dove si trovava è stato venduto e, da affittuario, ha dovuto lasciare il locale. A quel punto, però, il gazebo esisteva e ha continuato a lavorare «chiedendo le autorizzazioni». Sempre secondo il proprietario del chiosco, ha «potuto allacciarsi alla rete fognaria, alla corrente elettrica, al gas e all’acqua e, apporre un numero civico, il 153, che è stato sistemato proprio sulla struttura». Dal 2000, la veranda è stata chiusa per tre volte e poi riaperta.
Secondo il Comune, invece, il gazebo sarebbe stato sprovvisto di licenza e abusivo e per questo ne è stata decisa la rimozione. Al suo posto sorgerà un’aiuola. Le varie parti della struttura saranno portate, a spese del proprietario, in un suo deposito alle porte della Capitale.

Soddisfatto il presidente del I muncipio Giuseppe Lobefaro: «Per combattere meglio l’abusivismo sarebbe, però, fondamentale snellire le procedure della giustizia amministrativa, troppo lenta nel dare risposte a un problema di questa portata».

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