Venezia- E' alle Zattere nella sua Venezia che Emilio Vedova (1919-2009) crea il suo quartire generale, casa e bottega. Da quel canale delle navi il pittore vedeva fin da ragazzo i burci, carichi dei suoi sogni. Li disegnò per anni prima di passare alla pittura astratta. Ed è proprio alle Zattere che Vedova - ha vissuto per più di cinquant'anni con Annabianca - vede realizzare il sogno della sua vita. La raccolta stabile delle sue opere è ospitata in un museo permanente pensato dal Renzo Piano nel grande Magazzino del Sale.
Un'iniziativa voluta dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, tenuta a battesimo dal Sindaco Cacciari: "...quei luoghi tanto amati da Vedova e Luigi Nono, riuniti in un progetto dall'amico Renzo Piano. C'era anche Claudio Gigi..". E' il primo di nove saloni trecenteschi che Cacciari concede in nome di una cultuta illuminata. Luoghi amati da Vedova che, all'inizio degli anni Novanta, scriveva di desiderarli per la sua collezione permannete. Piano esalta le spinte dei contrafforti, delle travi, dei tiranti, delle carene di legno, dei mattoni a vista e dell'enorme portale all'ingresso per creare uno spazio architettonico che attraverso il movimento di binari, macchinari meccanici, carrucole, gabbie e dischi, permette al pubblico di vedere in poco meno di un'ora a rotazione tutte le gigantesche opere del maestro .
Un progetto dinamico, diretto da Maurizio Milan con la collaborazione di Alessandro Traldi, la Metalsistem e Iccem: un sistema meccanivo, robotico, di alta tecnologia, quasi una macchina leonardesca, che stira fuori le opere dalle lore gabbie di ferro ordinate e le posiziona in sospensione appesa nel grande spazio all'altezza degli occhi dei visitatori. Curatore scientico è Germano Celant che si occupa della Fondazione che accoglie anche artisti moderni e contemporanei in continua dialettica con l'opera di Vedova. Studio Systeme e Camuffo ne promuovono l'immagine grafica e la comunicazione.
Con questa inaugurazione si compie il desiderio di Vedova di vedere realizzato il suo progetto alle Zattere, punto di partenza del suo viaggio ideale nell'Universo. Le 28 opere sono arccolte in un catalogo. "La leggerezza è una virtù", scriveva Calvino, e prima di lui a lanciare questa teoria è stato l'architetto Franco Albini, maestro di Piano a Milano. Lo stesso Piano afferma che per lui il tema della "leggerezza" era fino da ragazzo alla base della sua ricerca spaziare, un gioco di forme e strutture senza peso. In seguito Piano affermò: "Questo è stato il mio modo di essere architetto. Cerco di utilizzare elementi immateriali, la trasparenza, la leggerezza, la vibrazione della luce. Credo facciano parte della composizione quanto la forma e i volumi".
Nell'immaginare lo spazio di Vedova, Piano ha applicato questo principio: non ha toccato i solidi muri, non ha toccato le volte del gigantesco salone, eppure lo spazio è riempito da una gigantesca macchina apparentemente invisibile che che fa rimbalzare le opere di Vedova con i suoi colori e i suoi chiaro scuri, dai tondi alle grandi tele colorate con le forti pennellate che potremmo quasi definirle espressioniste e astratte, certamente uniche nel suo genere, lasciando lo spettatore stupefatto con la sensazione di avere davanti un'opera viva, quasi appena dipinta. Per Luigi Nono Piano fece l'Arca di Prometeo, per Vedova qualcosa di analogo perchè l'occhio e lo sguardo qui vivono un'osmosi continua.
Un'altra sensazione che accompagna lo spettatore è quella di entrare nello studio di un artista mentre sposta le tele, le imbratta, le suda. Una musica per l'occhio e il resto dei sensi che non ha pari. Il museo è aperto tutto l'anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.