nostro inviato a Venezia
Promessa mantenuta. «Non venite a dirmi che ci sono pochi divi», aveva ammonito qualche giorno fa i giornalisti Marco Muller, il direttore al settimo anno di gestione della Mostra del cinema di Venezia. Pronti via, ieri, giornata inaugurale della kermesse, a prendere la scena sopra tutto e tutti - Napolitano che in visita privata ha evitato il red carpet, il cantiere del futuribile Palazzo del cinema, le frotte di giovani cinefili in paziente attesa di un pass - sono state due tra le attrici più glamour, anche se non della Hollywood più tradizionale. Natalie Portman è la tormentata ballerina, protagonista di The Black Swan, film in concorso di Darren Aronofski, Leone d’oro nel 2008 con The Wrestler, mentre Jessica Alba interpreta una sensuale poliziotta in Machete di Robert Rodriguez, per il quale aveva già recitato nel fortunato Sin City. Anche nella passerella sul tappeto rosso prima della cerimonia d’apertura sono state loro a catalizzare sguardi, riflettori e fotografi.
Entrambi 29enni di buona famiglia - la Portman nata a Gerusalemme ma fin da piccola trasferita negli States, la Alba nativa di Pomona nella contea di Los Angeles, figlia di un pilota aeronautico di origini messicane e di una madre canadese-danese - Jessica e Natalie sono tra le più contese del cinema americano indipendente. Tutte e due hanno iniziato prestissimo a recitare e tutte e due sono state «svezzate» dalla partecipazione a saghe cinematografiche per il grande pubblico: Star Wars la Portman e Dark Angel la Alba. Ma, nonostante Jessica Alba sia stabilmente ai primi posti nelle classifiche mondiali delle attrici più sexy e l’enfant terribile Rodriguez abbia mostrato di saper oltrepassare tutti i confini dell’horror e dello splatter, ieri il primato del momento più hot della Mostra l’ha conquistato la Portman con la prolungata scena di sesso saffico tra la sua Nina, e la ballerina collega-rivale interpretata da Mila Kunis.
Un bacio pieno di pulsioni e carezze in un’escalation di effusioni sempre più esplicite che fa parte di un percorso di liberazione-autodistruzione e che porterà la protagonista a trasformarsi nel cigno nero del balletto di Chajkowskij messo in scena dal tirannico Vincent Cassel. Tuttavia, alla visione per la stampa, l’intimità erotica tra le due danzatrici ha suscitato alcuni fischi di disapprovazione.
Fasciata in un sofisticato abito viola, l’attrice che esordì bambina in Léon di Luc Besson e che non ha disdegnato ruoli torbidi (Closer, V per vendetta), ha raccontato la lunga gestazione del thriller psicologico al quale Aronofski aveva cominciato a pensare fin dal 2002, prima di soffermarsi sulla scena di sesso lesbico. «È come se Nina avesse un’attrazione narcisistica verso se stessa e allo stesso tempo una repulsione sempre verso se stessa», ha tentato di spiegare la Portman, con un candore apparente poco credibile. «Credo che il cigno bianco sia un modo di piacere sempre agli altri, mentre quello nero cerca soprattutto di far piacere a se stessa o comunque a curarsi di sé. Io faccio parte di questa seconda categoria», ha concluso togliendo ogni velo alla sua ambiguità.
Di una sensualità più solare è Sartana Rivera, la poliziotta in tacchi a spillo impersonata da Jessica Alba in Machete, lo splatter dal cast stellare (De Niro, Lindsay Lohan e Steven Seagal) firmato da Rodriguez, sfrontatissimo compare di Tarantino. Al confine tra Stati Uniti e Messico si consumano gli intrighi del narcotraffico, mentre i clandestini fanno di tutto per sconfinare verso il nord. Per fermare la criminalità, la poliziotta si allea con l’incorrotto Machete fino a smascherare l’uso cinico e strumentale che le mafie fanno degli immigrati. «Quando lessi la sceneggiatura non pensavo che il regista sarebbe riuscito a trasferirla sullo schermo», rivela una loquace Jessica in abito a fiori, sandali da schiava e rossetto vermiglio.
Più torbida e complicata la Portman. Più schietta e caliente la Alba.
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