Venezia - Ricordate i titoli di giornale come: «Oh Valentino che veste di nuovo...»? Dall’epoca dello stupore per il genio nascente, glianniSettanta/Ottanta, ValentinoGaravanièpassato dal successo al mito e ora è uno dei rarissimi italiani sui qualiunamericanoabbiagirato un film-documentario. Al giornalista Matt Tyrnhauer l’idea venne nel 2005, dopo che un suo articolo di Vanity Fair era stato ben accolto da Valentino stesso e dal compagno di vita e affari, Giancarlo Giammetti. Due anni di riprese digitali dalla realtà hanno dato a Tyrnahuer duecentocinquanta ore di immagini, confluite nell’ora e mezza di Valentino. The Last Emperor (V. L'ultimo imperatore), presentato ieri alla Mostra nella rassegna «Orizzonti - Eventi» in una serata mondanissima al Teatro La Fenice. Nel film Valentino (accompagnato a Venezia da Eva Herzigova) è l’artista, Giammetti il suo prodeeMatteo Marzottoil malvagio. Forsei rispettivi ruolisono stati meno netti nella realtà, ma il film è americano, quindi ha bisogno di buoni e cattivi. Comunque Valentino e Giammetti negano d’«aver prodottoofinanziatoil film». È verosimile, perché ci sono momenti irresistibili, da Vizietto.
Signor Garavani, dopo tante
sfilate, la prima Mostra.
«Che emozione esser qui,
dove si premia alla carriera
Mario Monicelli (Ermanno
Olmi, in realtà, ndr)».
Come giudica il documentario
di cui è protagonista?
«L’ho visto per la prima volta
ancora l’anno scorso, poi
l’ho rivisto. Direi che fa vedere
ciò che ho saputo fare
».
Regola d’oro della sua carriera?
«Riflettere molto. Occorre
maturare una grande esperienza,
non pretendere
il successo
dopo le
prime due o
tre collezioni
».
Lei ha vissuto
per
anni come
interprete
di un reality,
sempre
inquadrato!
«E le garantisco: non è piacevole
avere qualcuno che
ti riprende anche quando
fai pipì».
Le indossatrici sono belle
sempre. Le clienti talvolta.
«Ma ci sono donne che sanno
comunque far vivere un
abito. Ci sono tanti modi di
essere eleganti».
Il modo certo per non esserlo?
«Strafare. Un dettaglio in
meno aiuta, uno in più nuoce».
Nel film lei si commuove
spesso.
«Perché sono sensibile. Alla
prima vendita della mia
azienda, ho pianto anche al
Tg. Il primo a telefonarmi
fu Agnelli».
Che le disse?
«Sei una persona vera».
Nel film lei inveisce: «Dopo
di me il diluvio».
«Ormai il grande stile deve
quasi distruggersi».
Ovvero?
«Occorre vendere alla
massa».
Dunque?
«L’alta moda ne soffre
».
Lei se n’è ritirato...
«... C’è chi
ne fa ancora.
E spero
rimanga».
Basta passerelle,
solo grande
schermo ora?
«Dovrei fare qualcosa
per il teatro, come
avevo fatto una
volta per Balanchine».
Il cinema che ama?
«Quello di Luchino
Visconti».
Ha un rimorso o un rimpianto?
«Non essere stato abbastanza
duro.
La frase non sua più bella
del film?
«È di Karl Lagerfeld: “Rispetto
a noi, gli altri fanno
stracci”».
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