Ventimila pratiche arretrate paralizzano la Corte dei conti

CORROTTI Formigoni: «Non c’è una nuova Tangentopoli, garanzie per le liste elettorali»

La misura dello squilibrio è tutta in due numeri. Otto, come i magistrati in servizio alla Corte dei conti della Lombardia. E 20mila, come i giudizi che devono ancora essere trattati per mancanza di personale. La paralisi, negli uffici di via Marina, è dietro l’angolo. L’allarme arriva da Antonio Vetro, presidente della Sezione giurisdizionale, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario avvenuta ieri. «L’arretrato è spaventoso - spiega -, abbiamo grossi dovuti a una carenza di organico paurosa e al taglio nei finanziamenti. La situazione è catastrofica».
Quello della mancanza di risorse è un problema che, ormai, accomuna tutti gli uffici giudiziari. Ma se il tribunale penale cerca di aggirare l’ostacolo attraverso l’informatizzazione delle procedure, quello contabile sembra bloccato dalle secche di un organico ai minimi termini. «Siamo all’assurdo, ai limiti dell’inconsistenza», insiste Vetro. Perché oltre ai 20mila giudizi di conto (quello, cioè, su cui dev’essere ancora concluso l’esame di un funzionario revisore, e sono 6 per tutta la Lombardia), si contano anche qualcosa come 6mila vertenze che devono essere trattate dagli otto magistrati di via Marina. Di diritto, alla corte lombarda spetterebbero 10 giudici. Anche in questo caso, secondo il presidente della sezione giurisdizionale, pochi. «Parliamo di 10 magistrati in una Regione con oltre 9 milioni di abitanti, 1.546 comuni, 12 province», insiste Vetro. Così, per il magistrato, si fanno «le nozze coi fichi secchi».
Ma l’allarme riguarda anche il quadro normativo nel quale la Corte si deve muovere. Vetro, insieme al procuratore regionale Eugenio Francesco Schlitzer, ha sottolineato come alcune disposizioni normative siano «depotenziatrici della Giustizia contabile», perché «vengono fatte leggi a casaccio e sembra che la mano destra non sappia cosa faccia la mano sinistra e noi siamo in mezzo nel tentativo d’interpretare le norme. Siamo al di fuori di qualsiasi logica». L’ultima preoccupazione, in ordine di tempo, si chiama processo breve. Per Schlitzer, il ddl - se approvato - comporterebbe una «minore tutela per i contribuenti».
Dalle doglianze alle cronache, sull’anno giudiziario si è allungata l’ombra degli ultimi episodi di corruzione nella pubblica ammnistrazione. Dalla tangente intascata dall’ex consigliere comunale Milko Pennisi, alla mazzetta presa dai due funzionari dell’Agenzia delle entrate di Varese. «Fatti che suscitano preoccupazione», commenta Vetro. E nemmeno isolati. Perché «anche nel corso del 2009 l’azione della procura ha riscontrato il ripetersi di fenomeni di corruzione e concussione», spiega Schlitzer. I numeri: più di 2,7 milioni di euro la somma chiesta nel 2009 come risarcimento dalla procura generale della Corte (in particolare, 875.530 euro per il reato di concussione per opere pubbliche, di 557.773 euro relative a tangenti per conferimento incarichi e di 237.570 euro per i reati di corruzione per appalti di opere pubbliche). Un quadro su cui si sofferma anche il governatore Roberto Formigoni. «Il degrado della morale in tutti i suoi aspetti - spiega - è qualche cosa che ci danneggia tutti.

Non esiste la questione morale, esiste la necessità di un’attenzione a 360 gradi nei confronti di qualunque fenomeno di corruzione e violazione delle regole». Una nuova Tangentopoli? «No, la situazione è diversa». Ad ogni modo, garantisce il presidente della Regione, «ci sarà come sempre grande attenzione nella composizione delle liste elettorali».

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