MilanoPer cominciare, lode al Bari e al suo calcio essenziale e spettacolare al tempo stesso. Gli applausi a scena aperta, secondo antica e sportiva usanza della folla milanese, ne sono una testimonianza solenne. Mette sotto il Milan per gran parte della serata e si ferma solo davanti a qualche errore di mira e alle parate doc di Storari. Ottima l'intuizione di Silvio Berlusconi, tornato ad Arcore dopo l'intervento alla festa del Pdl al lido di Milano, pochi metri da San Siro. Questo Milan promette poco e mantiene ancor meno. Alla fine sono fischi per tutti, persino per Gattuso che pure da queste parti è una sorta di divinità laica. Solo la curva canta e sostiene ma senza risultato alcuno. Perché al noto deficit dell'attacco rossonero, fa eco la difficoltà del gioco mai efficace e produttivo oltre che il disagio fisico nel tenere a freno l'esuberanza dei pugliesi, sempre in partita, sempre in possesso del pallone, respinti solo dalla diga Nesta e Kaladze che con Storari riescono ad alzare un muro di cemento armato. I pochi cambi a disposizione, Pato con Seedorf, Oddo con Ronaldinho e Inzaghi con Huntelaar non aggiungono vitamine significative a questa squadra spolpata dalle guerre e dai trionfi del passato. Così l'occasione, golosa, di riguadagnare posizioni in classifica, diventa lo specchio dei tormenti milanisti. E non c'è nessuna musichetta che possa fare miracoli. Mercoledì arriva lo Zurigo: altra sofferenza, c'è da scommetterlo. Nella prima frazione esiste e diverte solo il Bari mettendo a dura prova la resistenza del fortino di Storari, autore di una paratona (colpo di testa di Bonucci deviato d'istinto).
Il Milan è lento, prevedibile, macchinoso: guadagna un paio di angoli in tutto, neanche un tiro in porta il suo curriculum offensivo, da cestinare. Il gioco del Bari viaggia veloce su binari collaudati che segnalano la personalità di questa squadra, appena salita in A.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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