«La vera città? Ormai è l’immensa periferia»

Dalla riqualificazione del Tevere al potenziamento dei collegamenti con le periferie. Dalla valorizzazione del Porto di Ripetta al restauro delle caserme. Riflessioni a tutto campo sulla trasformazione di Roma, sul suo sviluppo alla luce della costante crescita della popolazione e del nuovo ruolo delle periferie dove vive la stragrande maggioranza dei romani. Ne hanno discusso architetti ed esperti di urbanistica ieri mattina all’Auditorium, in occasione del convegno internazionale «Nuovi modelli di trasformazione urbana». Per riflettere sullo sviluppo di Roma, secondo l’assessore capitolino all’Urbanistica Marco Corsini bisogna anche considerare «la nuova legge di Roma capitale che conferirà alla città una speciale autonomia in materia statutaria, amministrativa e finanziaria». Mentre, «il federalismo demaniale permetterà al Comune di acquisire edifici o aree dismesse dallo Stato per valorizzare e integrare la città storica e contemporanea, rigenerandola con nuovi funzioni d’uso».
Tra gli altri, erano presenti Massimiliano Fuksas, Santiago Calatrava, Richard Meier, Richard Burdett, Peter Calthorpe, Stefano Cordeschi, Roberto D’Agostino, Leon Krier, Paolo Portoghesi, il presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma Amedeo Schiattarella. Diversi gli spunti lanciati dai protagonisti sullo sviluppo della Capitale. Secondo Portoghesi, ad esempio, «bisogna costruire sei sette piazze nelle periferie per creare davvero una città policentrica». Mentre, parallelamente, «il centro di una città vive nel coraggio di demolire ciò che non ha più senso». Fuksas, invece, ha lanciato un appello affinchè «venga preservato l’agro romano». Nuove urbanizzazioni, secondo l’idea del progettista della Nuvola, possono essere pensate «nelle aree di ricucitura». Al tempo stesso, però, bisogna potenziare il trasporto metropolitano nelle periferie «dove vivono oltre 3 milioni di persone, quando in centro ne vivono poco più di centomila». Proprio per questo, secondo Fuksas, «non ha più senso parlare di periferia», perchè ormai rappresenta la città stessa. A livello trasportistico Fuksas propone di «realizzare metropolitane anulari, che colleghino periferie a periferie». Portoghesi, poi, sogna «la riqualificazione del porto di Ripetta», mentre Calthorpe pone l’accento sull’attenzione dell’urbanistica ai cambiamenti climatici. Infine, se Cordeschi suggerisce di coinvolgere «giovani architetti» ai concorsi di progettazione per la riqualificazione, ad esempio, delle caserme dismesse, secondo Leon Krier «i concorsi di idee relativi a opere pubbliche sono una presa in giro. La partecipazione democratica generalizzata non significa nulla, è un disastro. Si perde tempo e non dà buoni risultati sulla creatività, anzi la ferma. L’amministrazione deve scegliere, non fare bandi».
Il sindaco Gianni Alemanno aprendo l’incontro ha detto che «l’architettura deve essere al servizio del popolo». «Non pensiamo a un’urbanistica elitaria. Guai ad una logica di questo genere che semmai appartiene al passato. L’urbanistica a servizio del popolo però deve avere grandi capacità tecniche, artistiche e professionali». «Con Meier - ha poi aggiunto il sindaco - potranno essere possibili nuove collaborazioni. Non ho mai contestato le sue linee e la Chiesa di Tor Tre Teste è bellissima. Il problema è la contestualizzazione. Vedo benissimo le opere di Meier nelle periferie, perchè hanno uno stile moderno in grado di valorizzarle artisticamente».


E, a proposito delle polemiche sui progetti della giunta Veltroni, Alemanno ha chiarito: «Come nuova giunta comunale non abbiamo avuto atteggiamenti pregiudiziali» rispetto ai progetti architettonici avviati dalla precedente amministrazione. Tant’è che, ad esempio, «la Città dello sport e la Nuvola di Fuksas verranno ultimate». «Il problema non è stato tanto sulle idee, che erano valide. Ma che spesso queste idee non erano finanziate».

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