Cronache

La vera colpa di chi tradisce? Farsi beccare...

L'essenza del flirt clandestino è il segreto, guai a svelarlo: ecco la legge del perfetto fedifrago. Pigrizia e sciatteria caratterizzano troppe relazioni extraconiugali

La vera colpa di chi tradisce? Farsi beccare...

L’essenza del tradimento è il segreto. Ne costituisce forma e sostanza: non c’è tradimento pubblico, alla luce del sole o variamente esibito. L’unico tradimento amoroso degno di questo nome si consuma nell'ombra e nella furtività e di queste risorse vive e dura. Un tradimento confessato esce dalle categorie dell'amore e rientra in quelle dei rapporti di interesse o di convivenza, come é il caso raccontato da Laura Munson nel suo libro.
Un tradimento scoperto è anch’esso il segno di un disamore incipiente, di un calo di attenzione, di un minore puntiglio amoroso.
Chi si fa cogliere con le mani del sacco del tradimento o chi si risolve alla confessione perde tutti i diritti di cittadinanza nel rapporto e ogni attenuante d’amore. Farsi scoprire è forse l’unica vera colpa di chi tradisce e l’unico imperdonabile errore.
Ed è ovviamente vero l’opposto. L’energia dispiegata nel proteggere la segretezza del tradimento ha un effetto di sublimazione della colpa e in qualche modo la assolve. Lo sforzo di concentrazione, le difficoltà logistiche, la creatività nel mentire, l’attenzione ai dettagli, insomma tutta l’incredibile fatica necessaria a tenere in vita un amore parallelo costituisce una sottile e perdurante punizione, un basso continuo nella sinfonia degli affetti, che nobilita il tradimento e in definitiva lo assolve.
Ci sono traditori - e traditrici - che mettono nella loro avventura clandestina ogni briciolo della loro energia, ci mettono fantasia, cura, vigilanza assoluta. Proteggono la loro doppia vita con il massimo scrupolo e un’infinita dedizione inscritta nel doppio amore che coltivano. Accettano dosi di ansia da cardiopalma, incubi notturni e soprassalti ad ogni squillo di telefono; la sola gestione delle agende, delle mail e dei telefoni cellulari, le doppie password, gli account camuffati, le parole d’ordine, sono un lavoro usurante, specie in età non verdissime.
Chi è in grado di accettare queste condizioni di vita merita, se non ammirazione, almeno comprensione. Il prezzo che paga per proteggere il suo amore legittimo dall’irrompere sulla scena di quello clandestino regala buone dosi di purezza all’altrimenti inevitabile corruzione dei sentimenti.
Non è vero, come scrive Giordano Bruno Guerri in un precedente intervento che «a tradire sono capaci tutti». A tradire come si deve sono capaci in pochi, pochissimi, e queste rarità vanno protette e rispettate come specie in estinzione. Ci vuole stile, intelligenza, ardimento: doti d’altri tempi se paragonate alla pigrizia e alla sciatteria delle relazioni amorose di cui si legge sui rotocalchi.
Un tradimento tirato via, senza sforzo d’attenzione, senza arguzia, senza fantasia si condanna da se e merita il suo fallimento e tutte le conseguenze connesse. Per un tradimento così non ci dovrebbe essere perdono o comprensione perché include un triplo inganno: verso i malaugurati rivali e verso sé medesimi. Un tradimento sciatto bestemmia l’amore e se ne tiene ai margini illudendosi di esserne travolto. Chi tradisce così batte falsa moneta e crea l’inflazione sentimentale che è divenuta il teatro quotidiano delle nostre relazioni.


Il segreto protegge e tutela gli investimenti amorosi, diversifica e rivitalizza gli asset e alla fine accresce e purifica anche il più compromesso dei patrimoni.

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