Le verità nascoste sugli italiani a Kabul

La vicenda dei due agenti del Sismi rapiti da banditi alleati dei talebani ha riportato sulle prime pagine l’Afghanistan, un tema che il governo Prodi ha tutto l’interesse a far dimenticare perché si tratta precisamente della buccia di banana su cui già una volta è scivolato. Purtroppo per Prodi, i talebani e i loro amici non aspettano di conoscere le ultime posizioni di Dini o Mastella e continuano a fare quello che hanno sempre fatto: coltivano droga, rubano, torturano e uccidono sia i civili afghani sia (quando possono) i soldati della coalizione internazionale, italiani compresi. La vicenda ha dato l’occasione al solito Diliberto per chiedere il ritiro immediato dei nostri soldati dall’Afghanistan. Rifondazione è invece tornata sulla vecchia idea di D’Alema di una conferenza di pace, senza chiarire se - dal momento che hanno le milizie più attive e meglio armate - si debbano invitare anche i trafficanti di droga, che non sono solo buoni amici dei talebani ma anche della mafia italiana e di quella colombiana. A questo punto, perché limitarsi ai manutengoli e non invitare direttamente qualche pezzo da novanta di Cosa Nostra, i cui interessi nell’oppio afghano sono diretti e cospicui?
Al di là delle sciocchezze, non sono solo Diliberto e Giordano a chiedersi perché stiamo in Afghanistan. Le risposte di Prodi e D’Alema sul punto sono piuttosto vaghe, e descrivono la nostra missione come una via di mezzo fra la Croce Rossa e la costruzione di scuole, per cui però a rigore non servirebbero i militari ma basterebbero i boy-scout. La paura di dire qualcosa che faccia votare contro il governo tre o quattro senatori dell’ultra-sinistra induce Prodi a non rivendicare neppure quel poco di buono che si fa. In Afghanistan tutti sanno che per localizzare i nostri agenti rapiti sono stati impiegati gli aerei senza pilota Predator. Il segreto, se c’è, è di Pulcinella. Sarebbe stata una buona occasione per far notare al Paese che, contrariamente a quanto sostiene l’opposizione, si sta finalmente equipaggiando la missione italiana come si conviene. Peccato, però, che Prodi non possa dirlo pubblicamente. Perché Rifondazione e Comunisti Italiani, al momento di non far cadere il governo sul rifinanziamento alla missione afghana, avevano detto chiaro e tondo che dei Predator non volevano neppure sentir parlare. Del resto a che servono aerei da guerra se lo scopo della missione è far fare ai militari le crocerossine o i boy-scout?
Qualche giornale ha scritto che è ipocrita Prodi ma è ipocrita anche il centrodestra, il quale tornando al governo non manderebbe certo i nostri soldati in Afghanistan a combattere in prima linea come gli inglesi o gli americani, a un ritmo di due o tre morti alla settimana. No, in effetti: ma non è questo che la coalizione ci chiede. All’Italia si chiede quello che sa fare meglio, come ha dimostrato in modo eccellente e anche eroico a Nassirya: un’azione di alta polizia militare in zona di guerra, e di contrasto alla criminalità comune che è legata a filo triplo al terrorismo. Non è la guerra in prima linea, ma neanche la Croce Rossa. Le milizie al servizio dei trafficanti di droga di tutto il mondo che percorrono l’Afghanistan non possono essere affrontate offrendo viveri o medicinali.

D’altro canto anche lottando contro Cosa Nostra in Italia ci si presenta armati e si rischia la pelle. Si spieghi dunque agli italiani per che cosa in Afghanistan i nostri soldati (e agenti del Sismi) combattono, rischiano e muoiono. Senza aspettare il permesso di Diliberto.

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