Il vero omofobo? Chi non riesce a scherzare sui gay

Egregio Dottor Granzotto, mi lasci dire che ho trovato assolutamente fuori luogo il suo «Angolo» dedicato ai «boffoni», che è già un epiteto molto criticabile. In fondo e a ben guardare le campagne di stampa della «Repubblica» e dell’«Avvenire» vertevano su quella questione morale che dovrebbe stare a cuore anche a lei. Come ha ben scritto Adriano Sofri anche chi pecca, ed è il caso del direttore dell’«Avvenire», può denunciare il peccato. E poi quella presa in giro, quella caricatura del linguaggio e dei modi di fare omosessuale! Denuncia un’omofobia che non le fa onore. Mi auguro in futuro di non dover più leggere simili sconcezze.

Mi spiace averla amareggiata, caro Ortona. Ma non si aspetti, però, ch’io faccia ammenda. Sulla questione la pensiamo in modo diverso e non c’è spazio per quel «confronto», per quel «dialogo» che risolve sì tutti i problemi, ma condizione che sulla sostanza della ragione del contendere si sia d’accordo. Lei è convinto che l’isterica campagna di stampa condotta senza esclusione di colpi dalla «Repubblica» e dall’«Avvenire» fosse motivata da una «questione morale». Io sono arciconvinto che alle due testate della morale non importa un fico secco e che abbiano sparato a palle incatenate al solo fine di eliminare dalla scena politica Silvio Berlusconi. Non un principio etico ma l’odio, un odio ferino, scalda gli animi di repubblicones e di boffones. In quanto a Sofri, l’unico magistero che gli riconosco è quello relativo alla condizione dei detenuti: avendo soggiornato a lungo nelle patrie galere per esservi stato condannato quale mandante dell’omicidio Calabresi, è assolutamente padrone della materia. Quando, in relazione alle insopportabili, sadiche vessazioni cui sono vittime i reclusi, scrive che le cuciture dei cuscini che passa l’amministrazione carceraria strappano i capelli, lo fa ex cathedra. Ma lì si ferma la sua dottrina. Tutto il resto è querulo piagnisteo politicamente corretto. Però capisco che con la fedina penale che si ritrova, il Sofri moraleggiante scriva, nel suo stucchevole stile, che è cosa buona e giusta predicare bene e razzolare male. Aggiungendo che il principio vale per Boffa, ma ovviamente non per Berlusconi. Al quale, conclude il Fine Moralista, una sola cosa resta da fare: non cospargersi il capo di cenere, ma dimettersi. Seduta stante. Lei concorderà con me, caro Ortona, che boffonate di tal fatta puzzano di conflitto di interessi lontano un miglio. Venendo a quella che lei definisce una caricatura del linguaggio e dei modi di fare omosessuali, be’, che male c’è? Si può scherzare sul linguaggio e sui modi di fare eterosessuali e su quello dei sodomiti no? Ma non sono i primi, coi loro Gay Pride, a prendersi in giro? A enfatizzare il côté femminuccia di una parte di loro e quello maschiaccio dell’altra parte? I primi tutti trine e merletti, parrucche, rossetti, calze a rete e tacchi a spillo; i secondi tutto cuoio, catene, bicipiti, barba di tre giorni e berretto sulle ventitré? Dino Boffo non ha mai negato, non ha mai smentito d’esser sodomita. E fa bene. Mica è una cosa da nascondere, mica è una scelta di vita della quale vergognarsi. Come si dice? Al cuor non si comanda.

Per concludere, caro Ortona, ho paura che col definire «sconcezze» una scherzosa e leggera baia del modo di fare dei gay sia lei a manifestare una certa qual omofobia. Glie lo confermerebbe anche Adriano Sofri, sa?

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