Di questi tempi, con il Governo Prodi come fulgido esempio, lo sport nazionale è diventato quello di lanciare allarmi catastrofistici sullo stato del sistema paese ed in particolare dei trasporti scaricando, ovviamente, la responsabilità sul governo precedente.
Nel 2001, appena dopo la nascita del Governo Berlusconi il ministro Tremonti illustrò lo stato delle casse del nostro Tesoro dove si evidenziava un buco di 38.000 miliardi di lire lasciato dall'ultimo governo di centrosinistra presieduto da Giuliano Amato, esattamente quanto oggi serve per rispettare gli impegni presi con l'Unione europea in termini di riallineamento con i parametri previsti. Ma credo sia doveroso ricordare, magari a quel pubblico distratto dalle innumerevoli riscritture della Legge Finanziaria, che i primi due atti del Governo Prodi sono stati quelli di sostituire i vertici di Anas e delle Ferrovie. AllAnas è stato chiamato, come grande risanatore, Piero Ciucci, prodiano di ferro fin dai tempi dellIri e grande amico del Sottosegretario Micheli. Ciucci ex amministratore di Fintecna e della Società Stretto di Messina, società che è bene ricordare ha firmato il contratto con Impregilo per la realizzazione dell'opera e che oggi è stata cancellata dal Governo Prodi e che quindi rischia di costare alla collettività una penale di circa 350 milioni di euro, è arrivato in Anas con l'incarico di rimettere ordine nella società. Ebbene, dopo soli due mesi, egli ha «immediatamente avviato un'azione moralizzatrice» tesa all'eliminazione degli sprechi del brontosauro delle italiche strade ritirando le carte di credito dei dirigenti e luso dellauto aziendale o limitando a soli 45.000 euro annui il compenso previsto per i consiglieri di amministrazione, e non consentendo loro di ricevere gli altri abituali introiti derivanti da deleghe ed incarichi specifici che fruttavano agli stessi consiglieri ulteriori 140.000 euro, (chissà come rosicano i due consiglieri indicati dal Ministro Antonio di Pietro) ma ha pensato bene di contrattare lo stipendio che percepiva nel suo precedente incarico per circa 800.000 euro (i maligni dicono che invece è di circa un milione di euro) contro i 4/500.000 euro del suo, tanto bistrattato predecessore, l'ingegner Vincenzo Pozzi. Alla faccia dei servitori dello Stato!
Altro grido d'allarme, dopo solo due mesi dal suo insediamento (sembra essere un tempo codificato per farsi sentire) lo ha lanciato il novo amministratore delegato delle ferrovie Mauro Moretti, uomo da sempre organico ai DS e per il quale, o «Pantalone» tira fuori 6,1 miliardi di euro o porta i libri in tribunale. E' lo stesso Moretti, grande tecnico ferroviario, che è venuto a dirci che il Terzo Valico per le ferrovie non è prioritario, cosa che nel tempo peraltro non ha mai nascosto salvo poi, nel corso del Governo Berlusconi, assicurare tutti, mentendo, che lopera si sarebbe fatta.
È bene che i lettori de il Giornale sappiano che è lo stesso Mauro Moretti, che da rappresentante sindacale della CGIL delle officine meccaniche delle ferrovie a Firenze, ha scalato tutti i gradini sia del sindacato ferrovieri che dei vertici della società ferroviaria fino a diventare il numero uno.. Un uomo che ha visto passare, nel tempo, tutti i grandi manager da Lodovico Ligresti a Elio Catania e che quindi non poteva non sapere di quel buco mostruoso, anche perché, come amministratore di Rfi la società per la gestione delle infrastrutture ferroviarie era l'unico affittuario di «tracce ferroviarie» a Trenitalia, la società maggiormente coinvolta in questo disastro.
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