Verso un derby con vista dall’alto

M ilano che guarda tutti dall'alto in basso, cosa chiedere di più per un derby? Milano che rispolvera la sua impossibilità di essere normale, calcisticamente parlando. Cosa chiedere di più per il palato fine di tifosi e società abituate a far la storia del nostro pallone? Dici Milano e pensi Milan campione del mondo. Impensabile l'anno scorso di questi tempi. Dici Milano e ritrovi l'Inter in testa al campionato con la stessa faccia vincente e affamata di quella dell'anno passato. Milano ti racconta tutto quello che vale il prezzo del tifo. Aggiunge il pepe di grandi giocatori: Kakà da impazzire, Ibrahimovic da stordire.
E ieri, ancora una volta, il calcio ci ha raccontato l'anima diversa di queste due squadre. Il Milan non ha perso neppure un colpo nel suo parlare internazionale: squadra di un altro mondo quando sente il profumo di coppa. Campione d'Europa ed ora campione del mondo proponendo sempre la stessa ricetta, affidandosi alle stesse qualità morali e calcistiche, ritrovando gioco, uomini e gol come il tempo non fosse passato mai, rispolverando la grandezza di Maldini, il fiuto di Inzaghi, il carattere di Seedorf, le qualità di Nesta sotto porta (ma quella avversaria) e l'enorme leadership di Kakà, campione incontrastato e incontrastabile.
E l'Inter ha allungato il suo vantaggio in campionato: squadra stritolante nel momento in cui ti illude. Devastante appena i suoi solisti accendono la spina. Inter che rischia ancora una volta di rendere noioso il campionato per manifesta superiorità.
Morale: c'è una squadra, la più italiana fra le italiane, straordinaria a livello internazionale.

E c'è una squadra, la più internazionale fra quelle nostre, che si fa timida solo quando mette naso all'estero. Controsensi del calcio, ma ideale per un derby. Parola inglese, che nel pallone esprime una storia così tanto italiana.

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