Il vescovo contro i caccia: strumenti di distruzione

A Novara in costruzione 700 aerei. Proteste Pdci An: tuteliamo i lavoratori

Il supercaccia da combattimento della Lockheed F35 ricompatta la sinistra con la Chiesa. L’insolito «miracolo» è accaduto in quel di Cameri, provincia di Novara, unico stabilimento europeo per l’assemblaggio di questi velivoli da guerra con parti che vengono da Stati Uniti, Olanda e Gran Bretagna. Il centro dovrebbe produrre 700 esemplari dal costo di 50 milioni di euro ciascuno. Nei prossimi 15 anni l’Italia dovrebbe acquistarne 131.
Ebbene all’insegna di uno slogan che potrebbe suonare come «la scienza aiuti la vita e non la morte» il vescovo di Alessandria, Fernando Charrier (che è anche delegato alla Conferenza episcopale piemontese per le tematiche della pace) ha chiesto «un ripensamento» sostenuto in questa crociata anche da monsignor Tommaso Valentinetti, presidente di Pax Christi e arcivescovo di Pescara. In un comunicato hanno scritto che «la produzione di armamenti non sia da considerare alla stregua di quella dei beni economici qualsiasi ed è per questo motivo che, oltre ai principi etici applicabili all’economia, occorre tenere conto di altri principi più specifici in rapporto alla natura di tali strumenti di distruzione».
Una posizione lineare con quella dell’assessore della giunta di sinistra che guida la Provincia di Novara, Marina Fiore (Pdci) che, dopo aver preso le distanze dal progetto, ha partecipato nei giorni scorsi alla manifestazione dei pacifisti novaresi all’aeroporto di Cameri, dove era previsto l’atterraggio del premier Romano Prodi, invitato a inaugurare un altro velivolo militare. Prodi non è mai arrivato (ufficialmente a causa del maltempo) ma la protesta contro l’aereo «portatore di morte» si è ugualmente tenuta. «La presa di posizione dei vescovi - ha detto la Fiore - è un motivo di grande soddisfazione. Abbiamo sempre saputo di non essere soli. Ora voglio vedere come si muoverà la Margherita».
Alle parole dei due presuli che affermavano la necessità di opporsi alla produzione e commercializzazione di strumenti concepiti per la guerra» ha fatto eco il parlamentare europeo novarese Marco Zacchera (An) che ha toccato il tasto dolente del lavoro: «Se non fosse fatto a Cameri, l’assemblaggio potrebbe essere fatto in un altro luogo, a discapito di tante famiglie di lavoratori e dell’indotto che un’operazione del genere comporta».

E ha rincarato la dose: «Se la posizione fosse contro ogni forma di realizzazione di materiale da guerra bisognerebbe prendersela anche con le industrie che realizzano zaini, scarponi e giberne. Piuttosto ci si confronti con operai e istituzioni. Affermazioni così da parte della Chiesa disorientano».

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