Dai bagni dei vigili del fuoco di Pesaro, a Baia Flaminia, aspettando di sapere se lArmani questa sera sarà capace di chiudere il conto con la Scavolini, parlando di pallacanestro con i veterani impegnati nel campionato italiano over, tutti incuriositi dal libro che teniamo sul tavolo: «Sandro Gamba, il mio basket».
Ce lo siamo portati dietro per non essere impreparati domani (ore 18.30) quando alla Feltrinelli di piazza Piemonte presenteremo lultima fatica letteraria delluomo del «volli fortissimamente volli». Sulla spiaggia guardando vecchie foto, Gamba in maglia Borletti che salta contro il giovane talento pesarese Riminucci che poi diventerà la stessa delle scarpette rosse. Rimpianti, ma soprattutto la rabbia di non aver potuto brindare ieri agli ottantanni di un uomo che descriveva così la sua nazionale di basket italiana quando nel 1983 vinse il titolo europeo a Nantes: «Il basket è una magnifica combinazione di elementi dal segno opposto: attacco e difesa, nani e giganti, forza ed aggressività abbinate allabilità dellillusionista e alla grazia del ballerino. Questa era la mia squadra campione».
Caro, carissimo Sandro Gamba, lo Spartaco di via Washington che cominciò con il basket nel 1945 per rieducare una mano colpita da due proiettili vaganti nella guerriglia che concludeva anni tragici. Tutto quello che ha cercato lo ha quasi sempre trovato: gloria sul campo come giocatore, come tecnico, come opinionista, ma niente di quello che ha conquistato è arrivato per grazia ricevuta. Doveva combattere il primo giorno, lo fa anche oggi quando deve aiutarsi con una stampella perché le sue anche usurate e super operate, come le ginocchia, la spalla, lo costringono a questo supplizio, lui che questi ottantanni li porta da principe, lui che non finisce mai di stupire perché gli piace ancora studiare, esplorare.
Nella sua scheda che trovate su tanti siti internet si dice che il «sciur Gamba» è nato il 3 giugno 1932 nel Regno dItalia. Dieci scudetti su campo con la sua Olimpia che ancora oggi lo fa fremere e che certo non è quella battuta sabato qui a Pesaro. Capitano della Nazionale quarta ai Giochi di Roma 60, lui cera anche a quelli di Helsinki 1952, aveva ventanni. Nel 1965 diventa allenatore, assistente di Rubini, il suo grande guru, ma la vera gloria in panchina la trova con ladorabile nemica Varese, quella Ignis del commendator Borghi che con lui vinse due scudetti e due coppe dei campioni. Quando gli affidarono la nazionale fece il famoso tris dei grandi: argento olimpico nel 1980 a Mosca, risultato mai raggiunto prima, oro europeo a Nantes nel 1983 anche questa una primizia storica per il nostro basket, bronzo europeo a Stoccarda e lo citiamo perché quello fu il capolavoro del nostro Spartaco che poteva vantarsi di aver fatto diventare, come ricorda Marisa Muzio nella postfazione del libro, una squadra campione di tenacia più forte di tante squadre di campioni.
LAmerica il suo mondo da esplorare facendosi aprire tutte le porte, persino quella prestigiosa dalla casa della Gloria a Springfield nel 2006, quella Hall of Fame dove anni prima aveva accompagnato come interprete, Cesare Rubini il suo maestro nella vita, nelle battaglie, un genio autodidatta proprio come lui. Il basket raccontato da Gamba, con la penna di Vanni Spinella per i tipi di Dalai, è una storia vera di generazioni, una storia affascinante sullevoluzione di uno sport che per lui iniziò sul campo in terra grigia vicino a casa. Aneddoti, interpretazioni che servono come lezione per giocatori, tecnici, persino dirigenti se avessero la pazienza di leggere qualcosa. Il suo metodo per imparare, lavorare, insegnare. Il valore dato alla forza della mente più che dei muscoli. Colpi di scena, storie strane, lo volevano in Cina per le Olimpiade del 2008, lo volevano alla Nasa perché era di ferro, lo hanno cercato tante federazioni, ma lui era sposato con il nostro basket anche se non è sempre stato trattato con i guanti, ma era la cosa che lo faceva divertire di più: se cera battaglia Sandro il temerario era nella mischia.
Nella chiusura del libro un capitolo per gli allenatori che hanno fatto storia in italia, le grandi squadre, gli avversari più difficili, le partite indimenticabili della sua vita, le prodezze che lo hanno lasciato senza fiato, le massime per allenare e quelle da sapere prima di cominciare col basket, il suo credo (Grinta Alienabilità Motivazione, Buoni piedi, Altruismo), i giocatori che gli piacerebbe allenare oggi: Durant, Pau Gasol, Rubio, David Andersen e il Danilo Gallinari che ha scritto la prefazione del libro.
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