Negli ultimi giorni, il nostro telefono è caldissimo. A interessare particolarmente i lettori - che si dimostrano sempre più un popolo partecipante, pensante, vivo - è il dibattito sul candidato sindaco. Ognuno dice la sua, ma soprattutto tutti dicono che ci vuole un Candidato. Non un candidato qualsiasi, intendiamoci, ma un Candidato capace di vincere.
Perchè - al di là di tutti i sondaggi - il popolo dei moderati genovesi fiuta laria e capisce che, stavolta, si può davvero vincere. Che la situazione drammatica della coalizione di centrosinistra lascia aperte praterie dove ci sono gli spazi per vincere. Se solo si vuole provarci, certo. Se solo si ha la forza e lintelligenza di mettere subito sul tavolo il nome del candidato.
Personalmente, ritengo un errore la scelta di Sandro Biasotti di chiamarsi fuori. Capisco il suo punto di vista, ma le regionali sono lontane e il futuro è adesso. Non fra tre anni. Quindi, la sua scelta - che non condivido, ma rispetto - non è la mia.
Però è anche sconfortante che siamo qui a girare attorno solo a Biasotti. Che ci balocchiamo con la frase «prima pensiamo ai programmi e poi diremo il nome del candidato». Il candidato serviva ieri - già oggi rischia di essere tardi - e va coccolato, vezzeggiato, amato dalla coalizione e dai suoi partiti. Non è accettabile che lidentikit del candidato sia una roba tipo: «Serve uno disposto a metterci anche tanti soldi per la campagna elettorale». Oppure che vengano dati in pasto alla stampa nomi che avrebbero detto di no alla candidatura e che, magari, non sono stati nemmeno sondati a fondo.
Soprattutto non è pensabile che questi nomi, per mesi, siano usciti su La Repubblica-Il lavoro, che - nonostante sia il giornale-feticcio di alcuni settori della Casa delle libertà genovese, che lo ostentano sotto il braccio come una piccola Bibbia, beandosi dei suoi elogi e delle sue citazioni - non pare lorgano di stampa più adatto a dare una mano alle battaglie del centrodestra. Intendiamoci, Franco Manzitti e i suoi a Repubblica fanno il loro lavoro e lo fanno anche bene. Ma se sulle pagine genovesi del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari si legge che Berlusconi è un cattivone e che Suriani al collegio 10 era un buon candidato, qualche dubbio viene.
Ribadisco: gli spazi per vincere ci sono.
I moderati si meritano un Candidato. Dateglielo.
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