nostro inviato a Bologna
Il socio di Flavio Delbono per gli investimenti bulgari è un ex missino di 58 anni, bolognese, commercialista, che frequenta i Balcani da una ventina d’anni. Francesco Stagni è furente per essere finito in questo scandalo: «La mia attività è regolare e trasparente, querelerò chi mi ha accostato a uno come Divani che non conosco neppure». Non è ancora stato chiamato in Procura. E precisa: «Fu Delbono a cercarmi».
Siete amici?
«Sì. Ci conoscemmo parecchi anni fa, quando lui era assessore comunale al bilancio nella giunta Vitali e io revisore dei conti. Una persona gentile e affabile».
Chi la scelse come controllore del bilancio comunale?
«Mi propose il capogruppo del Movimento sociale, Veronesi. Era il più grosso partito dell’opposizione. Poi sono passato in Alleanza nazionale che nel 2000 mi candidò in Regione: con quattromila preferenze mi piazzai secondo, primo dei non eletti. A Bologna non sono uno sconosciuto».
Adesso è fuori della politica?
«Totalmente. Abbandonata nel 2002 per protesta contro Fini».
Come cominciò a fare affari in Bulgaria?
«Nei primi anni Novanta, assieme a un gruppo di aziende emiliane del settore meccanico interessate a investire laggiù, e a un pool di avvocati e commercialisti».
Perché proprio in Bulgaria?
«I Balcani erano un mercato promettente, ma in Macedonia c’era troppa incertezza, in Serbia la guerra, altrove ci boicottavano. La Bulgaria aveva una buona tradizione nella meccanica e nell’agroalimentare, settori economici affini ai nostri, e quel gruppo di imprenditori voleva portare all’estero parte della produzione. Se poi fosse entrata nell’Ue e nell’euro, l’investimento si sarebbe raddoppiato».
A Sofia ha mantenuto rapporti per tutti questi anni?
«Svolgevo consulenze per varie aziende. Poi ho pensato di buttarmi nell’immobiliare».
E ha aperto questa società, la Bulfranz.
«Ero socio unico. Un privato che vuole investire in immobili non può acquistare terreni in proprietà, una società sì. Al privato è riservata una formula tipo il lease-hold inglese, una specie di affitto a lungo termine».
Fu lei a coinvolgere Delbono?
«No, mi chiamò lui. Disse che aveva dei soldi della madre da investire».
Perché si rivolse proprio a lei?
«Lo chieda a lui. Siamo amici, abbiamo lavorato a lungo assieme, avrà pensato che sono un professionista serio. Che poteva fidarsi».
Un pezzo grosso del Pd e un ex missino che fanno affari assieme.
«Se Fini presenta il suo libro alla libreria delle Coop rosse, perché io non posso fare affari con uno di sinistra?».
Lei conferma che Delbono era in Bulgaria a sbrigare questioni immobiliari mentre figurava in missione?
«So che viaggiava per conto della Regione. Sia chiaro che io ho pagato il mio biglietto, è tutto documentato».
Era necessaria la presenza di Delbono a Sofia?
«In due occasioni sì».
Quali?
«La prima volta quando gli cedetti il 50 per cento delle mie quote perché la società passava da uninominale a plurinominale, la seconda quando approvammo una modifica allo statuto».
E queste due occasioni coincidevano con viaggi istituzionali di Delbono.
«Sono fatti suoi, io non c’entro con questa storia, non ero aggregato a nessuna delegazione, nessuno ha pagato per me».
Che affari avete fatto assieme?
«Poca cosa, abbiamo comprato due appartamenti e ne abbiamo rivenduto uno. Appena in tempo».
Perché?
«La Bulgaria non si è dimostrata una terra promessa, le banche non danno facilmente mutui, il nostro acquirente paga l’8,5 per cento di interesse».
E dov’è allora il vantaggio di investire laggiù?
«Quello fiscale. Le società sono tassate al 15 per cento».
Aliquota fissa indipendentemente dal reddito?
«Sì».
Quindi Delbono voleva investire un capitale per pagare meno tasse.
«Chiedetelo a lui, non conosco i suoi fini reconditi».
Siete ancora soci?
«Per forza, finché non vendiamo l’appartamento che abbiamo ancora sul gobbo...».
Perché non ha raccontato la sua verità agli inquirenti?
«Aspetto solo che il magistrato mi chiami.
Che cosa pensa ora di Delbono?
«È un bravo professore. Mi auguro che ne esca bene a livello personale. A livello politico è un’altra questione».
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