«Vi spiego com’è vivere con due cuori»

Fa un certo effetto sentir battere due cuori dentro lo stesso petto, uno a sinistra come prevede madre natura l’altro a destra a ristabilire una par condicio biologica. Un dialogo ritmato tra due organi vitali, l'uno non può sopravvivere senza l'altro. Un suono che ben conosce Guerriero Alongi sessantaduenne originario delle Marche, residente a Colturano, paesino tra le province di Lodi e Milano. Accanto al suo cuore stanco e affaticato palpita un secondo muscolo, trapiantato in lui quattro anni fa. L’intervento eseguito agli Ospedali Riuniti di Bergamo, la struttura sanitaria che effettua più trapianti di cuore eterotipico in Italia (viene inserito un organo nuovo vicino e a sostegno di quello malato). A oggi ne sono stati eseguiti una trentina, tutti per ipertensione polmonare. Proprio in questi giorni l’ospedale orobico festeggia i venticinque anni dal primo trapianto di cuore. Alongi ha convissuto per anni con il terrore di una morte imminente: «mi veniva a trovare tutte le notti, nel mio respiro affannoso, ma io non volevo arrendermi, ho combattuto contro il mio destino fino al giorno dell’intervento». Il ritorno alla vita la notte tra l’11 e il 12 dicembre del 2006. Per celebrare questi quattro anni Guerriero Alongi ha scritto un libro «Finalmente un paio di scarpe» (edito da Sestante 149 pagine, dieci euro). «Ricordo che per anni i mie arti inferiori erano gonfi, riuscivo a sopportare a malapena le ciabatte. Fu per me una forte emozione indossare un paio di mocassini. Uscito dal negozio sembrava che i miei piedi guidassero anche i miei pensieri. Piansi dalla gioia». L’attività di trapianto a Bergamo inizia nel novembre del 1985. Il cardiologo Paolo Ferrazzi, all’epoca 38enne, oggi direttore del dipartimento cardiovascolare dei Riuniti, con l’equipe dell'illustre professore Lucio Parenzan, padre della cardiochirurgia in italia, operò il terzo trapianto di cuore in Italia e pochi giorni dopo anche il sesto su Savino Fusaro, oggi 61 enne, il più anziano tra i trapiantati ancora in vita. Un’eccellenza che fa dell’ospedale bergamasco un punto di riferimento importante nel panorama scientifico non soltanto nel nostro paese. Al 30 settembre di quest’anno sono stati effettuati 2491 trapianti, oltre 500 in età neonatale (più della metà degli interventi pediatrici in Italia viene eseguito ai Riuniti), 800 di cuore, 738 di rene, 376 di fegato negli adulti, 373 nei bambini e 52 di polmone. Nel 2006 , la prima nazionale di trapianto d’intestino su un bambino sotto i dieci anni e un trapianto multiviscerale su un bimbo di 17 mesi con grave insufficienza epatica. Bergamo è all’avanguardia anche per quanto riguarda la tecnica «split» (prevede la divisione del fegato del donatore in due parti: una più piccola destinata a un bambino e una più grande a un adulto). Ai Riuniti si applica anche la versione più avanzata che consente di dividere l’organo in due porzioni simili, adatte a due pazienti adulti. Per quanto concerne il tasso di sopravvivenza spesso è superiore a quello registrato in altri centri italiani e internazionali.

Nel caso del cuore, a tre anni dal trapianto è dell’83% superiore alla media nazionale (78%) e a quella internazionale (73%). Guerriero Alongi sente di vivere due vite, quella sua e quella della giovane donna che gli ha donato il cuore. «Penso ogni giorno a lei, anche se non conosco il suo nome. E’ il suo cuore a parlarmi ed io lo ascolto».

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