Viaggio infernale, giudice condanna Trenitalia "Pendolare umiliata", risarciti i danni morali

La donna ha viaggiato per anni in condizioni infernali, ta sporcizia, sovraffollamento e ritardi. Quando ha sporto denuncia, un giudice di pace di Milano le ha dato ragione. Risarciti i 500 euro dell’abbonamento, ma anche i danni esistenziali provocati dallo sballottamento

Viaggio infernale, giudice condanna Trenitalia 
"Pendolare umiliata", risarciti i danni morali

Milano L’esempio, se venisse seguito, potrebbe avere conseguenze devastanti per Trenitalia. Ma aprirebbe orizzonti di riscatto a centinaia di migliaia di pendolari costretti a iniziare e a finire le loro giornate pigiati sui convogli del trasporto pubblico, tra sporcizia e ritardi. Un giudice di pace di Milano, con una sentenza probabilmente senza precedenti, ha condannato le Ferrovie dello Stato a risarcire integralmente il costo dell’abbonamento ad una pendolare che aveva fatto causa all’azienda, lamentando le condizioni intollerabili del servizio offerto. E che il giudice nella sentenza definisce «gravemente umilianti».

La storia non dice il nome della signora che ha rotto l’incantesimo. Si sa che è una qualunque dell’esercito di lavoratori che ogni mattina si riversa su una delle tratte classiche del trasporto locale lombardo: da San Zenone al Lambro a Milano-Rogoredo, meno di venti chilometri che tra le sei e le otto del mattino i convogli di Trenitalia dovrebbero percorrere in ventuno minuti. Ma nella denuncia presentata dalla signora, dopo anni di su-e-giù dal capoluogo, quei ventuno minuti sono quasi una eccezione: il treno da San Zenone parte un po’ quando gli pare, e altrettanto imperscrutabili sono gli orari dell’arrivo. E quando anche il treno non è in ritardo, sono le condizioni igieniche e di sovraffollamento dei vagoni, secondo il racconto della signora, ad essere difficilmente accettabili.

Per un bel po’ la viaggiatrice ha subìto, limitandosi a partecipare al brontolìo dei suoi compagni di sventura. Poi ha deciso di passare alle vie legali e il giudice - come riferisce Marco Donzelli, presidente del Codacons, le ha dato ragione, condannando Trenitalia non solo a restituirle i 500 euro dell’abbonamento, ma anche a risarcirle i danni esistenziali provocati dallo sballottamento.

«Non si dovrebbe essere costretti a rivolgersi all’autorità giudiziaria - commenta Donzelli - anche perché la vertenza legale è uno strumento costoso. Ma Trenitalia non sente altro linguaggio. Il servizio offerto ai pendolari è sempre più costoso e sempre più schifoso. Per questo è sacrosanto che la signora abbia ottenuto il risarcimento dell’intero costo dell’abbonamento: non siamo davanti ad una inadempienza parziale, ma a comportamenti che coinvolgono tutti gli aspetti del servizio.

Trenitalia non ha fatto ciò per cui è stata pagata, cioè portare a destinazione questa signora nei tempi previsti e in condizioni decenti. Per cui deve restituire i soldi che ha incassato».

A questo punto scatteranno le class action? «Sarebbe legittimo. Ma la legge italiana non rende facile l’accesso a questo strumento».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica