Viale Mazzini contro Liofredi Tutti stanchi del «Signor Due»

Operazione congelata. Da settimane si paventava un cambio al vertice della seconda rete della tv di Stato: Massimo Liofredi avrebbe dovuto lasciare il posto a Gianvito Lomaglio, attuale vice direttore di Raiuno. Ma pare che per il momento si sia deciso di soprassedere e rinviare la sostituzione più avanti, magari in estate. Il cambio, all’interno dei complicatissimi giochi Rai, era comunque tutto intestino alla parte della tv pubblica legata al Pdl e in parte dovuto alla divisione tra forzisti e finiani. Massimo Liofredi è a capo di Raidue soltanto dal luglio dello scorso anno, dove ha sostituito il leghista Antonio Marano, diventato vice direttore generale.
Per settimane sembrava che la manovra dovesse comparire all’ordine del giorno del Consiglio di amministrazione, ma di rinvio in rinvio, alla fine non s’è fatto nulla. Probabilmente non si è trovato un numero sufficiente di consiglieri disposti ad appoggiare l’operazione e soprattutto non è stato individuato un posto adeguato dove ricollocare Liofredi (la vicenda Ruffini, l’ex direttore rimosso da Raitre per mesi in attesa di incarico, scotta ancora). La sostituzione avrebbe dovuto essere realizzata entro metà maggio per dar tempo al nuovo arrivato di mettere mano ai programmi della prossima stagione e dargli un’impronta personale. Ma ormai è troppo tardi: i palinsesti vanno chiusi all’inizio di giugno. Toccherà a Liofredi presentarli agli inserzionisti pubblicitari. Poi però potrebbe accadere di tutto: di solito in Rai i blitz si fanno d’estate e, in un possibile giro di poltrone a livelli più alti (si parla anche di un cambio del direttore generale Mauro Masi), potrebbe tornare in gioco Lomaglio. Del resto, lo stesso è capitato a Liofredi: l’estate scorsa ha preso in mano una programmazione già decisa da Marano e poi l’ha cambiata in alcuni punti.
Il direttore di Raidue deve essersi fatto molti nemici a viale Mazzini: poche volte si è cercato di rimuovere un responsabile dopo così poco tempo. I suoi detrattori sostengono che abbia governato il secondo canale secondo metodi poco ortodossi creando scompigli e dissapori all’interno e fuori dalla rete e realizzando un palinsesto non adeguato. In particolare si è puntata l’attenzione sul troppo spazio concesso a Monica Setta, la conduttrice (migrata da Raiuno) de Il fatto del giorno, tutti i pomeriggi alle due e de I sette vizi capitali, in onda al giovedì notte. Cosa che, certamente, ha fatto ingelosire altri conduttori, anche se, a onor del vero, il talk pomeridiano ha uno share invidiabile e comunque più alto del programma precedente. Inoltre vengono ricordati programmi come Il più grande italiano di tutti i tempi che ha fatto un flop clamoroso e Cuore di mamma che al pomeriggio dà scarsi risultati. Liofredi si è difeso in queste settimane sbandierando a più riprese i dati di ascolto della sua rete e mostrando come siano migliori di quelli del canale concorrente - Italia Uno - e (prendendo in considerazione l’ultimo periodo, da gennaio a oggi) abbiano realizzato una performance leggermente superiore allo scorso anno nel confronto con la stessa Raidue. Chi non è contento del suo operato, replica però che questi dati non portino a un reale guadagno per la Tv di Stato perché l’età media del pubblico si è alzata, insomma per dirla semplice la seconda rete, il cui compito sarebbe quello di catturare pubblico giovanile, è vista da un numero maggiore di anziani che notoriamente sono meno ricercati dagli inserzionisti pubblicitari.

Inoltre, c’è chi ricorda che Raidue è praticamente sorretta da due pilastri: Annozero e L’isola dei famosi, entrambi i programmi raggiungono uno share molto superiore alla media di rete (anche dieci punti in più). C’è pure chi ha sostenuto che la colpa di Liofredi sia stata quella di non essersi opposto abbastanza al «fazioso» Santoro. Sta di fatto che, per ora, resta al suo posto.

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