Venezia - Il suo nome è Arti, una sigla che calza a pennello in una città-museo come la Serenissima. Arti sta per Azienda ripristini tecnologici impiantistici: si occupa di una serie di servizi di pubblica utilità come il verde pubblico, la manutenzione di immobili, la verifica degli impianti tecnici, l’igiene urbana, i servizi connessi alle regate, disinfestazione e derattizzazione. Insomma, di tutto un po’ nella laguna. Nel linguaggio burocratico, è una società per azioni pubblica, controllata all’83 per cento dall’ex municipalizzata comunale e per il resto dallo stesso Comune e dalla Provincia. Lo scopo è riassorbire cassintegrati o disoccupati. I dipendenti sono una sessantina.
Il suo nome è Arti. Ma sarebbe meglio chiamarla Casa Vianello.
Vianello come Michele, 56 anni, ex deputato diessino, a lungo assessore e vicesindaco di Venezia. Negli ultimi anni è stato il numero due di Massimo Cacciari occupandosi in particolare delle aziende speciali del Comune. Una figura di riferimento nella sinistra veneziana. A fine settembre ha lasciato l’ufficio di Ca’ Farsetti per diventare direttore generale del parco scientifico tecnologico Vega. Ma fino ad allora ha messo occhi e mani sulle società controllate dalla Serenissima, tra cui Arti.
Vianello come Franco, primo cugino di Michele. Franco è il direttore generale di Arti: ex dipendente Enichem, era stato inserito nelle liste di mobilità. Stava per restare a casa. Per sua fortuna, i Vianello sono una grande famiglia dove ci si dà una mano perché nessuno rimanga sulla strada. Così Franco è entrato nell’azienda che ripulisce campielli e caldaie come direttore generale a 8.400 euro lordi al mese, dove i quadri di settimo livello non raggiungono i 3.000.
A sua volta, Franco ha applicato con solerzia la lezione della solidarietà domestica. Per questo nell’organigramma di Arti troviamo Silvia e Sandra Antonucci, sorelle della moglie, retribuite con un contratto di collaborazione esterna come «data entry», cioè per inserire i dati nel settore ispezione impianti termici. E oltre alle cognate, ha trovato lavoro anche il cognato Andrea Petrucci, marito di Silvia, assunto prima come consulente esterno e poi a tempo indeterminato, sesto livello. E oltre ai cognati, anche i parenti più giovani. Lisa Petrucci, nipote di Andrea, è stata presa come lavoratrice stagionale mentre Marco Foscato, nipote del numero uno Franco, ha avuto un contratto di collaborazione per l’immissione di dati sempre nel settore ispezione impianti termici. Un campo dove la dinastia Vianello-Petrucci evidentemente vanta peculiari competenze.
Ma i Vianello non hanno dimenticato gli amici. Franco ha voluto a fianco Massimo Marton, vecchio compagno, ora funzionario di sesto livello nell’amministrazione del personale. E assieme a lui anche un altro amico storico, Gianfranco Rematelli, pensionato Enichem e consulente specializzato di Arti. Nemmeno Rematelli dimentica le esigenze della famiglia: ha introdotto in azienda il figlio Michele come collaboratore esterno per ridisegnare il sito internet, e il cognato Alberto Fagherazzi, lavoratore stagionale a più riprese. Un altro pensionato Enichem, Paolo Marinello, ha lavorato un paio d’anni come responsabile del magazzino.
Nell’organigramma di Casa Vianello non figurano soltanto le sorelle della moglie di Franco, ma pure le sue amiche. Cristina De Rossi, che fu anche sua collega, è assunta a tempo indeterminato al quinto livello per tenere la contabilità. Loris Favaro, che lavorò assieme alla De Rossi, è operaio di quarto livello assunto senza concorso. Luigi, figlio di Loris, è un lavoratore stagionale. David Cannelli, marito di un’altra ex collega della signora Vianello, è un settimo livello responsabile degli affari generali.
La regola che pone la famiglia prima di tutto vale anche per il principale collaboratore di Vianello, il vicedirettore Cristina Ballin, capo dell’amministrazione e del personale. Suo marito Carlo Bassich ha un contratto di collaborazione esterna mentre l’amica Donatella Consavari è un quarto livello.
Il guaio di Casa Vianello è che le assunzioni, una quindicina in totale, sono state fatte senza concorso. La faccenda è controversa: una società per azioni può assumere chi vuole. Ma Arti è a capitale interamente pubblico e la gestione diretta dei servizi pubblici locali la rende di fatto una emanazione operativa del comune, assimilata a un ente pubblico: dunque dovrebbe assumere per concorso.
Lo scorso 3 settembre il direttore generale di Veritas, Andrea Razzini, ha raccomandato a tutte le società controllate (tra cui Arti spa) di «non attivare alcuna procedura di reclutamento senza interpellare preventivamente la Direzione risorse umane di Veritas».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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