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Il Vicenza affonda Atzori La Samp cerca Donadoni

Le grandi in crisi, le piccole si esaltano, il Vicenza batte la Sampdoria a Marassi e fa saltare la panchina di Gianluca Atzori, l’Ascoli fa sprofondare il Brescia e mette a rischio l’allenatore Giuseppe Scienza. La situazione della Sampdoria non è disastrosa, chiude la zona play-off, ha giocatori che possono dare la svolta decisiva e rientrare in corsa per la promozione diretta, con Palombo e Gastaldello nell’area della nazionale, il fantasista Foggia, il quartetto dei goleador Bertani, Maccarone, Piovaccari e Pozzi; Romero è il portiere della nazionale argentina. La crisi è di gioco e di ambiente, Atzori per quanto esperto non è riuscito a creare nella squadra la mentalità adatta per imporsi in un campionato in cui l’agonismo ed il sacrificio spesso pagano più della qualità. I tifosi oltretutto non hanno ancora digerito le cessioni di Cassano e Pazzini con la conseguente retrocessione, così hanno cominciato a contestare l’allenatore e la squadra aggravando la situazione già poco tranquilla dell’ambiente.
Per la sconfitta con il Vicenza, sanzionata nel secondo tempo dal colpo di testa di Martinelli, ci sarebbero anche gli alibi, a partrire dagli infortuni a Semioli e Bertani, la traversa di Maccarone, la grande parata di Frison sulla punizione di Palombo. Atzori ha tentato tutte le soluzioni, ma ha ricavato solo confusione, nervosismo, errori anche banali sintomo di sfiducia. I tifosi alla fine hanno gridato «cambiamo allenatore, ma cambiamo anche la squadra». Lo slogan fotografa la situazione. Per l’immediato futuro due nomi, Donadoni favorito su Iachini. Un’annotazione curiosa, il Vicenza dopo l’uscita per infortunio del polacco Augustyn ha giocato l’intero secondo tempo con una formazione tutta italiana: non accadeva dal Piacenza 1999-2000.
Più pesante di quello della Samp è il ko subito dal Brescia contro l’Ascoli che in classifica era arrivato in Lombardia con il segno negativo in classifica (-1) a causa della grave penalizzazione di 10 punti. La squadra di Scienza aveva interrotto la serie di sconfitte pareggiando in casa con la Sampdoria, incoraggiante sintomo di rilancio, ma l’Ascoli laggiù in fondo alla classifica in ritardo di 14 punti dalla zona salvezza pareva l’avversario più comodo per tornare alla vittoria. Invece no. Tutti guardavano in tribuna dov’era Pep Guardiola, salutato dallo striscione “Pep, gloria del passato, sogno del futuro”. Il gol-punizione di Falconieri ha rimandato il Brescia nel baratro, sesta sconfitta nelle sette partite successive al primo ko di Padova, senza gol da quasi 600 minuti. Le cause? Il Brescia d’inizio di campionato poggiava tutto sul talento del brasiliano Jonathas che con Feczesin formava la coppia-gol decisiva. Poi Jonathas s’è beccato cinque giornate di squalifica per aver colpito a gioco fermo Galardo del Crotone ed è cominciata la discesa libera: più confusione che idee, mancanza dell’uomo squadra, errori seguiti da battibecchi in campo fra i giocatori.

Il futuro, per raddrizzare un campionato diventato difficile, sta nelle decisioni del presidente Corioni.

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