Lo sguardo spaurito, gli occhi fissi nel vuoto, quasi a voler nascondere la manualità e lesperienza da uomo adulto. Immagini shock di un minuto e mezzo che hanno come protagonista un bambino di quattro anni, obbligato ad avere un rapporto sessuale con una donna, costretto a suon di schiaffi ad assumere su un letto una serie di posizioni da kamasutra.
Il file del video denominato «il prostituto», che gira da settimane allinterno della comunità bengalese, potrebbe essere una sorta di «promo» per offrire prestazioni a sfondo pedofilo. Un altro filmino mostra invece una ragazza nuda, costretta a farsi toccare allinterno di unautovettura.
A sollevare il velo su una storia allucinante, che getta ombre su una popolazione considerata tra le più tranquille e pacifiche della capitale, sono stati gli investigatori della polizia municipale dellVIII Gruppo, diretto dal comandante Antonio Di Maggio. Le indagini sono iniziate alcuni mesi fa, dopo larresto avvenuto il 20 aprile scorso, di due bengalesi, uno di 34 e laltro di 22 anni, accusati rispettivamente di violenza sessuale e di rapina. Il video era stato scaricato su un telefonino di proprietà del secondo arrestato, che ha però negato di averlo realizzato personalmente, e ha puntato il dito contro un altro connazionale, individuato solo ieri in unabitazione alla Garbatella. Lo studio delle immagini, girate ad agosto e scambiate via Bluetooth, mira anche a capire se il filmino, sequestrato su disposizione del sostituto procuratore della Dda della Procura Carlo Lasperanza, possa essere considerato una sorta di «promo» per offrire prestazioni pedopornografiche.
Proprio per questo gli investigatori allalba di ieri hanno perquisito alcune abitazioni a Centocelle e alla Garbatella, dove sono state trovate altre testimonianze degli abusi sui piccoli. «Nel corso delle perquisizioni e degli ultimi accertamenti, che vedono coinvolti quaranta bengalesi tra uomini e donne - sottolinea il comandante Di Maggio - sono stati trovati fotografie e 50 cd, in molti dei quali si vedono minorenni coinvolti in atti sessuali. Questo fa pensare che la comunità bengalese a Roma abbia al suo interno elementi pericolosi. Per ora riteniamo che i video fossero destinati a un giro interno alla comunità, ma è da accertare se fossero rivolti anche allesterno. Una vicenda che sorprende, perché i bengalesi sono persone miti».
Ieri lAssociazione Dhuumcatu, che conta 8000 iscritti-immigrati in particolare provenienti dal Bangladesh, India e Pakistan, ha lanciato un appello alla comunità affinché coloro chi è informato sui fatti fornisca immediatamente agli inquirenti elementi utili alle indagini. «Rispetto alla gravità dei fatti - hanno detto i portavoce - vogliamo che la magistratura possa svolgere celermente le indagini. Non siamo in alcun modo disposti a tollerare omertà e connivenza con gli indagati da parte di settori residuali della Comunità».
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