Video, sito, musica e grafica: il libro da non leggere

Un solo autore non basta più. Come non basta più mandare le pagine scritte in rotativa e aspettare che diventi quella cosa che si chiama libro, destinato a vivere negli scaffali in attesa di essere comprato da qualcuno. Questo è perlomeno ciò che hanno pensato nella redazione di una piccola e agguerrita casa editrice marchigiana, la Hacca (costola della Halley). Che cosa è venuto fuori? Un libro, certo. Ma non solo. Della storia narrata, in stile horror, ci sono tracce in un Ep musicale, post rock. Poi un sito su MySpace. Infine un videoclip di animazione, realizzato dall’illustratore del libro. Ma chi ha scritto l’avventura nera e metafisica di Kids&Revolution (questo è il titolo dell’esperimento multimediale)? Un gruppo di persone. E la band (perché così si fa chiamare) ha scelto di firmarsi Louis Böde. Sperando, ovviamente, di avere lo stesso successo del Wu Ming inventato dalla Einaudi.
La regia della nuova avventura editoriale è di Marco Mancassola, padovano, classe 1973. Ha esordito con alcuni racconti nel 1996, e nel 2001 ha fatto parlare di sé col romanzo Il mondo senza di me (Mondadori): piccolo caso nella letteratura nostrana sempre alla ricerca dello strabiliante o del nuovo. In seguito ha pubblicato: Qualcuno ha mentito (2004), Last Love Parade. Storia della cultura dance, della musica elettronica e dei miei anni (2005), e Il ventisettesimo anno. Due racconti sul sopravvivere (2005). Mancassola non a caso è esperto di musica e grafica. Ecco perché ha voluto unire queste competenze in un solo prodotto.
Quanto alla tradizionale pagina scritta, domina la malinconia. Su un orizzonte confuso e impalpabile, a metà tra fiaba e racconto crudo e nerissimo. Popolato di mostri, di incubi, di fantasmi, di realtà cattive del nostro quotidiano (per esempio il traffico di organi). Sulla destinazione di Kids&Revolution - lo confessiamo candidamente - abbiamo qualche dubbio: troppo «infantile» per un pubblico adulto e troppo orrorifico per adolescenti?
Nelle prime pagine, il protagonista confessa che da bambino guardava sempre sotto il letto per verificare la presenza di mostri e di assassini. Se non faceva così non riusciva a entrare nel sonno e a gustare «i piaceri della notte». A trent’anni, malgrado tutti gli sforzi, non ce la fa a cacciare l’ossessione. E una sera vede qualcosa. O qualcuno. Viene rapito da un uomo-donna con la testa di ragno, «dall’alito dolciastro», e viene narcotizzato. L’uomo con l’animo da bambino, terrorizzato da una creatura venuta chissà da dove, comprende che la sua salvezza consiste nel distrarre il ragno antropomorfo. Come? Raccontando storie, alla maniera delle Mille e una notte.
Storie intrecciate che partono dall’avventura dolce e crudele del Bambino Robot che vive aggrappato a uno scivolo nel parco di un quartiere residenziale costruito per ricchi. Il Bambino Robot «dal cervello romantico» cade nella trappola amorosa: una bambina lo guarda, lui equivoca malgrado i consigli dell’amico cigno. Il gruppo di ragazzini assalterà proprio il cigno, macchiando il prato di sangue. Sarà il Bambino Robot a guidare la rivolta. Che sarà tremenda.

Come è tremenda l’esistenza di un bambino senza organi e col corpo cosparso di cicatrici. Proverà a sopravvivere dopo essere stato rapito da una gang di trafficanti di organi e buttato in una discarica. L’ossigeno al lettore, per fortuna, viene dal gioco fantastico.

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