Roma

Il videogioco ha trent’anni e merita un museo

Nel Belpaese se ne vendono un miliardo di copie. Cattura grandi e piccoli, d’obbligo, quindi, dedicare al videogiochi un museo. Il primo in Europa che nascerà proprio a Roma. E l’Aiomi (l’associazione italiana opere multimediali) che segue il progetto assicura che sarà pronto in tempi brevi: entro il 2011. Il Campidoglio ha già messo a disposizione i locali, mille metri quadrati a Prati (in via Sabotino, angolo via Montesanto) in uno stabile che attualmente ospita un mercato e diversi uffici. A occuparsi del nuovo look della sede l’architetto Alberto Iacovoni che nel progetto realizzato con lo studio MA0 prevede per il museo la nascita di due aree espositive, due gallerie comunicati, una utilizzata per le esposizioni permanenti e l’altra per le temporanee. Nell’area permanente spazio a una serie di grandi cornici che sul piano d’appoggio inferiore avranno le diverse consolle e tutti gli strumenti collaterali che negli anni hanno accompagnato i videogiochi mentre dietro il video scorreranno le immagini ognuna dedicata a un tema, dagli albori dei primi giochi elettronici, fino all’era Nintendo.
L’area temporanea, invece, ospiterà tra le due e le quattro mostre l’anno. «L’idea per la prima fase - spiega Marco Accordi Rickards, futuro direttore del museo - è di realizzare due tipologie di esposizioni, quelle dedicate ai grandi maestri, creatori di videogiochi americani e giapponesi, e altre interdisciplinari che ripercorrono magari il rapporto della natura femminile o della guerra con i videogiochi».
All’interno del Vigamus (video game museum) è previsto anche uno spazio destinato alle conferenze, ai seminari, alla visione di documentari e in più saranno organizzati laboratori e percorsi didattici dedicati alle scuole. Tutta l’area che racconterà i trent’anni di storia del videogiochi sarà, però, uno spazio interattivo dove il gioco e il divertimento verranno utilizzati per veicolare contenuti di spessore, dalla storia, alla filosofia, all’arte.


«Il Vigamus - sottolinea il ministro della Gioventù Giorgia Meloni - si pone non come i soliti musei statici ma lo immagino come un luogo partecipato che coinvolge la gente e di questo c’è bisogno anche perché è necessario veicolare questo prodotto per il bene del Paese, un prodotto di cui noi siamo grandissimi consumatori ma che per la produzione copriamo solo il 3 per cento».

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