Vienna, attacco all'ambasciata Usa

Un bosniaco di 42 anni è entrato nell'edificio con uno zaino pieno di chiodi ed esplosivo. La polizia l'ha arrestato mentre, lasciato il sacco, tentava la fuga

Vienna, attacco all'ambasciata Usa

Vienna - La polizia austriaca ha arrestato oggi un uomo che aveva lasciato uno zaino pieno di chiodi ed esplosivo davanti all’ambasciata americana di Vienna. Secondo una prima ricostruzione dei fatti l’uomo era entrato all’interno dell’ambasciata americana con bombe a mano nello zaino, oltre a chiodi e libri di religione islamica. Il sospetto, descritto come un uomo di 42 anni originario della Bosnia, vive attualmente in Austria. È stato fermato attorno alle 12 di oggi, dopo essere stato visto mentre abbandonava lo zaino e cercava di fuggire a piedi, ha riferito la portavoce della polizia, Michaela Raz. Nessuno è rimasto ferito.

A salvare l’ambasciata americana di Vienna potrebbe essere stato un metal detector. Quando il bosniaco è stato ccoperto, è riuscito a fuggire solo per qualche decina di metri. Secondo una portavoce della polizia, Michaela Raz, l’uomo è stato visto lasciare il sacchetto davanti alla sede dell’ambasciata. Sarebbe stato arrestato pochi istanti dopo, in una zona dove le misure di sorveglianza sono particolarmente severe. Ora l'uomo - ha riferito la portavoce della polizia - è in stato di fermo, mentre alcuni esperti stanno esaminando il contenuto dello zaino e valutano la possibilità di far brillare l’esplosivo. Secondo l’emittente televisiva Orf a sventare l’attentato è stato il metal detector che controlla tutti i visitatori dell’edificio. I raggi avrebbero subito rivelato la presenza di oggetti pericolosi, e il tentato attentatore sarebbe fuggito via dopo aver lasciato cadere lo zaino.

Oltre ad alcuni particolari nella dinamica dei fatti, da ricostruire resta il movente dell’attentato. Indizi potrebbero arrivare dallo zaino: oltre ai chiodi e all’esplosivo in esso sarebbero state trovate anche alcune pubblicazioni religiose islamiche.  

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